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Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliCon «Monster Chetwynd. The trompe l’oeil cleavage» la Kunsthaus di Zurigo propone, dal 16 maggio al 31 agosto, la prima panoramica completa dedicata in Svizzera all’eclettica e ironica artista. Nata Alalia Chetwynd a Londra nel 1973, ma dal 2020 residente a Zurigo, è nota anche come Lali, Spartacus e Marvin Gaye, conoscendo il successo internazionale negli anni Duemila grazie a performance esuberanti e radicali, in cui un misterioso immaginario di gusto medievale si fonde all’improvvisazione della commedia dell’arte e del teatro carnascialesco attingendo sia alla storia dell’arte sia alla cultura pop. Ne risulta un linguaggio sofisticato ma accessibile, in cui performance concepite come «dipinti esplosi» accolgono, grazie a un lavoro di bricolage ispirato a Claude Lévi-Strauss, riferimenti tra di loro lontanissimi come Giotto, l’heavy metal e la Famiglia Addams.
Con alle spalle studi di antropologia e da sempre a suo agio nel fertile terrain vague dell’ibridazione, Chetwynd ha scelto nel 2018 il nome Monster mettendo ulteriormente in discussione le convenzioni di genere e i concetti tradizionali di identità e successo. «Penso sia un nome che funziona bene perché non ha genere ed è onnicomprensivo, inclusivo e indefinito», ha affermato l’artista, che in una brillante intervista a «The Guardian» aveva dichiarato: «I miei amici sono davvero felici di chiamarmi Monster. Attualmente fagocito qualsiasi cosa, quindi Monster è perfetto. All’inizio cambiare nome era un esperimento, uno scudo artistico. Nel Giappone di Hokusai gli artisti assumevano nomi diversi nel corso della loro vita, e sono stata lieta di scoprire che non sono la sola».
Prima performer a essere nominata per il prestigioso Turner Prize nel 2012, ma attiva anche negli ambiti di pittura, scultura, installazione e video, Monster Chetwynd presenta a Zurigo oltre 60 opere degli ultimi 25 anni, selezionate in collaborazione con il curatore Raphael Gygax ed esposte tramite un allestimento immersivo da lei stessa concepito, ispirato alla romana Via Appia e alle sue tombe monumentali. Tra gli highlight viene presentata la serie di dipinti «Bat Opera», in cui all’insegna del métissage l’approccio scientifico e zoologico riservato a insetti e pipistrelli incontra la grande arte di pittori come Giovan Battista Tiepolo. «Mi sento attratta dal Surrealismo, dal nonsense e dall’irriverenza, come se riflettessero la mia realtà, afferma Chetwynd. Credo tra l’altro nell’importanza di mantenere alto il morale. Se si lascia credere alle persone di poter fare qualcosa, è più probabile che accada. Deprimerle significa impedire loro di agire. Per questo molto di ciò che faccio è deliberatamente ironico». Per la prima volta, la mostra presenta insieme i tre episodi della serie video «Hermitos Children», il cui obiettivo, come dichiarato dall’artista, «era documentare l’unicità delle mie performance senza perderne la vitalità». Al catalogo, che presenta una lunga intervista di Gygax all’artista, hanno partecipato anche Elisabeth Bronfen ed Emily Pethick. Monster Chetwynd sarà anche la prima artista in assoluto a realizzare una commissione per il Garten der Kunst (Giardino dell’arte) dell’edificio Chipperfield della Kunsthaus, che aprirà all’inizio dell’estate. L’artista si è qui ispirata alla tradizione del capriccio, che fonde giocosità estetica e un’apparente inutilità pratica richiamando i magnifici Mostri del Sacro Bosco di Bomarzo o un attrezzo di scena cinematografico. In pieno stile Chetwynd, l’installazione sarà praticabile e inviterà i visitatori ad arrampicarvisi, interagendo giocosamente con l’arte.

Monster Chetwynd, «Bat Opera XXIII», 2020, collezione privata, Zurigo. Courtesy of the artist and Galerie Gregor Staiger, Zurich/Milan. © Monster Chetwynd