«Aerei» (1987) di Alighiero Boetti (particolare), venduto a 980.500 euro (stima 500-700mila euro). © Sotheby’s

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«Aerei» (1987) di Alighiero Boetti (particolare), venduto a 980.500 euro (stima 500-700mila euro). © Sotheby’s

Un tango con i recordman Boetti e Schifano

Nell’asta milanese di Sotheby’s (17-24 novembre) buoni risultati anche per Severini, Fontana e Albers

Michela Moro

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Il rush finale dell’asta online di Sotheby’s «Contemporary Art | Milan», iniziata il 17 novembre e conclusasi il 24, ha portato a un ottimo risultato: 9.639.160 euro per 60 lotti offerti, raggiungendo la stima massima preasta, con il 64% dei lotti passati di mano a valori superiori alle loro stime più alte, e in generale un aumento del 23% rispetto alla medesima asta online del 2020.

Mario Schifano, top lot della vendita, ha toccato un nuovo record d’asta con «Cartello», smalto su carta applicata su telaio sagomato ed eseguito nel 1960, che ha totalizzato 1.041.000 euro, superando la stima iniziale di 550-700mila euro. Un’altra opera di Schifano, «Cielo anemico», è stata venduta a un prezzo superiore alla stima massima passando di mano per 163.800 euro.

Ottima performance, come sempre, di Alighiero Boetti. La biro rossa, «Aerei», eseguita nel 1987 circa su tre pannelli, è stata venduta per 980.500 euro, record mondiale per un’opera della stessa serie. L’altra biro presente in asta, «Il dolce far niente» del 1975, ha superato la stima massima passando di mano per 557mila euro, mentre in totale le sei opere in vendita di Boetti hanno raggiunto 2,3 milioni di euro, da una stima di 940mila-1,9 milioni di euro.

Freschissimo per il mercato il pastello futurista di Gino Severini: «Tango argentino» del 1913 è stato aggiudicato per 835.300 euro, raddoppiando la stima minima (400-600mila). Nella stessa collezione privata dagli anni Settanta, il disegno era stato esposto al pubblico l’ultima volta nel 1965. Prima di allora l’opera fu esposta nel 1913 alla Galleria Gonnelli di Firenze nella celebre mostra «Lacerba» organizzata da Ardengo Soffici, e poi alla Galleria Futurista di Giuseppe Sprovieri a Napoli nel 1914.

Il due tagli verde di Lucio Fontana, «Concetto spaziale, Attese», eseguito nel 1964-65, intitolato e iscritto «Questo verde à un colore di primavera» sul retro, ha superato la stima massima realizzando 799mila euro (500-700mila). Proveniente da una collezione giapponese, l’opera era stata vista esposta l’ultima volta alla personale dell’artista a Tokyo nel 1984. Un’altra opera dell’artista, «Concetto spaziale» del 1957, è stata venduta per 201.600 euro (100-150mila).
«Study for Homage to the Square: Sell: E. B. 7» di Josef Albers, olio su masonite del 1969, che era appartenuto alla celebre collezione di Ernst e Hildy Beyeler, è stato venduto per 387.600 euro (180-250mila).

La «Superficie Bianca» (1995) di Enrico Castellani ha quasi raddoppiato la sua stima minima ed è stata aggiudicata per 239.400 euro (120-180mila).
Anche alcuni pezzi non facili e che non fanno di solito parte di questo genere di vendita hanno ottenuto buoni risultati. La scarpetta argentata di Yayoi Kusama «Untitled (Silver shoe)» (1976), che l’attuale proprietario aveva acquistato dallo Studio Guenzani di Milano, è stata aggiudicata per 37.800 euro.

La scultura dell’artista polacca Magdalena Abakanowicz, «Androgyn VII» (1985-90), è stata venduta a 138.600 euro, mentre due lavori di Joseph Beuys, «Schlitten» (la «Slitta» del 1969) e il multiplo «Bruno Corà - Tee», Edizione Lucio Amelio Napoli del 1975, sono state battute rispettivamente per 176.400 e 8.820 euro.

«Aerei» (1987) di Alighiero Boetti (particolare), venduto a 980.500 euro (stima 500-700mila euro). © Sotheby’s

«Cartello» (1960) di Mario Schifano, venduto a 1.041.000 euro (stima 550-700mila euro). © Sotheby’s

«Tango argentino» (1913) di Gino Severini, venduto a 835.300 euro (stima 400-600mila euro). © Sotheby’s

Michela Moro, 25 novembre 2021 | © Riproduzione riservata

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