Flavia Foradini
Leggi i suoi articoliFra i cimiteri storici di Vienna quello israelitico di Währing è oggetto da decenni di tentativi volti al recupero come luogo della memoria: per il presidente della Repubblica austriaca Alexander Van der Bellen «un ovvio dovere, per mettere in risalto l’apporto della comunità ebraica alla città nei secoli».
La prima azione per liberare le tombe da rovi e erbacce è iniziata nel 2010, con interventi di esercito e volontari. Dal 2017 è attiva un’associazione ad hoc. Il cimitero, ora sotto tutela delle Belle Arti, venne inaugurato nel 1784 e fu definitivamente chiuso per sovraffollamento nel 1884, quando nei suoi due ettari raggiunse 30mila sepolture, duemila delle quali distrutte dai nazisti.
Viene considerato il pendant al cimitero cittadino cristiano di St. Marx, dove venne sepolto anche Mozart. Delle 8mila tombe a stele o monumentali che attendono manutenzione, ad oggi solo il 10% è stato restaurato. I costi complessivi sono quantificati in circa 15 milioni di euro.
L’accesso è ancora limitato a pochi giorni al mese o a visite guidate ma, analogamente al ben più celebre cimitero di Praga, il progetto è di renderlo un magnete storico culturale, soprattutto riferito al Biedermeier viennese e al periodo artistico culturale della Ringstrasse.
Una sorta di archivio di pietra di un periodo di fioritura della città, reso possibile in modo determinante da esponenti di spicco della comunità ebraica sepolti a Währing.
Articoli precedenti
Affamato di spazi, soprattutto per le opere di grandi dimensioni, il museo viennese inaugura la sua terza sede alle porte della capitale. Prima mostra dal 9 aprile con il «best of», da Baselitz a Richter, al Pop austriaco
Le peripezie di un’opera appartenuta originariamente a una delle più colte famiglie ebraiche di Vienna, ora in vendita da Im Kinsky
Tre mostre per la Capitale Europea della Cultura 2024: a Linz e Bad Aussee si analizza il controverso mercante berlinese; a Lauffen 15 autori contemporanei illustrano la loro visione sull’argomento
Su due piani e in sette capitoli, il museo possiede fra l’altro 800 dipinti dei «quattro cavalieri» Günter Brus (scomparso lo scorso febbraio), Otto Muehl, Hermann Nitsch e Rudolf Schwarzkogler. All'orizzonte una mostra con il Museo del Novecento di Firenze