Una parete affrescata nella necropoli tolemaica di Al-Dayabat

Image

Una parete affrescata nella necropoli tolemaica di Al-Dayabat

Tutu, la sposa e la mamma: la necropoli di Al-Dayabat

È un sito di età tolemaica di cui si ignorava l'esistenza

Francesco Tiradritti

Leggi i suoi articoli

Ormai da alcuni anni il Ministero delle Antichità egiziane è impegnato in una campagna di promozione del turismo attraverso l’annuncio di ritrovamenti archeologici. Se da un lato questo atteggiamento, a lungo andare, rischia di creare un’«inflazione» di clamorose scoperte, dall’altro ha il merito di mettere sotto i riflettori della stampa internazionale siti di cui si ha scarsa o nessuna conoscenza.

È il caso della necropoli di Al-Dayabat, località in prossimità di Sohag (500 km ca a sud del Cairo), salita alla ribalta delle cronache più recenti per il ritrovamento fortuito di una necropoli di età tolemaica (323-30 a.C.) di cui fino a quel momento si ignorava l’esistenza. La sua identificazione era avvenuta nell’ottobre scorso a seguito dell’arresto di alcuni tombaroli. Di tutti i sepolcri localizzati è stata scavata e restaurata la tomba di un certo Tutu figlio di Sheretaset.

Le operazioni sono state condotte da una missione del Ministro delle Antichità egiziano e hanno portato all’apertura al pubblico del monumento il 5 aprile scorso. La tomba di Tutu è costituita da due ambienti di modeste dimensioni.

Le pareti del primo sono completamente dipinte con pitture realizzate facendo uso della classica pentacromia (rosso, blu, giallo, nero e bianco) che trova precisa corrispondenza nei templi tolemaici contemporanei. La decorazione comprende una serie di scene in cui Tutu, in compagnia della sposa e della madre, è ritratto in adorazione di alcune divinità e una figurazione a tema oltremondano, ispirata al Libro per Uscire al Giorno (Libro dei Morti).

Nel secondo ambiente sono stati trovati due sarcofagi in calcare, i corpi imbalsamati di una donna e di un ragazzo di età compresa tra i 12 e i 14 anni e una cinquantina di mummie di falchi, gatti, cani e toporagni. Quest’ultimo animale era collegato al culto del sole. Allo stato attuale delle conoscenze è difficile stabilire quale fosse la funzione di queste deposizioni che appaiono comunque secondarie rispetto alla realizzazione del sepolcro.

Una parete affrescata nella necropoli tolemaica di Al-Dayabat

Francesco Tiradritti, 21 maggio 2019 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Sono ora visitabili le due torri di Saladino, della Sabbia e del Fabbro, con il progetto di recupero dei monumenti islamici e il tentativo di prolungare i soggiorni dei turisti

L’ex direttrice del Museo Egizio di Torino racconta come già in Germania avesse contrastato il mercante armeno, poi coinvolto nella querelle sul discusso Papiro di Artemidoro ancora oggetto di opinioni divergenti

Era rimasto chiuso per 18 anni. Ora è completamente ristrutturato e dotato di nuovi ambienti come la gipsoteca e la biblioteca di libri rari, la caffetteria e il ristorante

Nessun pannello esplicativo, attribuzioni che lasciano perplessi e un generale stato conservativo non ottimale, oltre a un catalogo irreperibile

Tutu, la sposa e la mamma: la necropoli di Al-Dayabat | Francesco Tiradritti

Tutu, la sposa e la mamma: la necropoli di Al-Dayabat | Francesco Tiradritti