Tre milioni per proseguire

Il Ministero sostiene Icr e Opd nel recupero delle opere danneggiate dal sisma del 2016

Messa in sicurezza di opere nella Mole Vanvitelliana di Ancona. Foto Istituto Centrale del Restauro
Stefano Miliani |

L’Istituto Centrale del Restauro di Roma e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze selezioneranno con bando pubblico e guideranno restauratori nel recupero di opere colpite dal sisma del 2016: l’Icr nel deposito nella Mole Vanvitelliana di Ancona per le Marche, l’Opd nel deposito del Santo Chiodo a Spoleto per l’Umbria.

«Il progetto, finanziato con 1,5 milioni per due annualità, quindi tre milioni, è fondamentale per proseguire le ottime esperienze di restauro già avviate con l’Opd in Umbria e l’Icr nelle Marche e per dare spazio lavorativo ai restauratori. Il ministro della Cultura Dario Franceschini ha saputo cogliere l’importanza di un’esperienza che funzionava e ha trovato i fondi necessari», dichiara Marica Mercalli, già soprintendente dell’Umbria e ora direttrice della Direzione Generale Sicurezza del Patrimonio, che ha collaborato con Federica Galloni, direttrice della Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, alla stesura del decreto di finanziamento del 18 dicembre 2020.

La gestione spetta alla Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti culturali guidata da Mario Turetta e il programma coinvolge anche la Soprintendenza speciale del sisma 2016. «La cifra permetterà di intervenire su numerosi beni, spiega la direttrice dell’Icr Alessandra Marino. Il progetto per noi prevede fino a un massimo di otto restauratori che si succederanno per periodi di quattro mesi. Tra i parametri di valutazione delle opere saranno tenute presenti le condizioni del patrimonio immobile destinato a riaccoglierle. Per interventi tecnicamente complessi alcune potranno essere trasferite nelle nostre sedi».

«È una meravigliosa disponibilità di fondi, aggiunge la soprintendente delle Marche Marta Mazza. I due istituti garantiscono continuità e i massimi criteri scientifici e di scelta degli operatori». «I lavori saranno assegnati sulle priorità segnalate dalla Soprintendenza umbra, fa sapere a sua volta il direttore dell’Opd Marco Ciatti. Il modello è il deposito di Spoleto che ha riscosso approvazione e dove i nostri restauratori hanno operato con un fortissimo senso etico. Noi ne impegneremo cinque permanentemente».

Per la soprintendente in Umbria Elvira Cajano, architetto, «queste collaborazioni danno una garanzia ancora più forte di possibilità di rinascita. Con “garanzia” penso all’altissima qualità dei due istituti e al fatto che il restauro avviene in sinergia: il recupero e la restituzione ai loro luoghi delle opere potranno avanzare in maniera determinante».

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