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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliFirenze. Nel convegno «Il Campanile di Giotto - Studi e ricerche per la conservazione», organizzato dall’Opera di Santa Maria del Fiore e tenutosi il 15 e 16 novembre scorsi presso l’Antica Canonica di San Giovanni, sono stati presentati i risultati di analisi e studi compiuti sul monumento per analizzarne le diversi fasi costruttive, il grado di staticità, il sistema di fondazione, il degrado dei materiali, il quadro fessurativo e le condizioni del terreno su cui poggia. Le indagini fanno parte di un più ampio progetto di analisi conoscitive e monitoraggi dei maggiori monumenti del complesso di Santa Maria del Fiore, che ha preso avvio dal Battistero di San Giovanni nel 2013.
Sono state svolte da professori e ricercatori dell’Università degli Studi di Firenze e del Politecnico di Torino avvalendosi della tecnologia più avanzata (è stato realizzato il primo rilievo digitale 3D) e di approfondite ricerche di archivio. Tra le più significative novità emerse ci sono quelle riguardanti la fase di costruzione del campanile tra il 1334 e il 1359 sotto la direzione prima di Giotto, poi di Andrea Pisano e quindi di Francesco Talenti. Il campanile aveva ben tre bagni disposti su tre piani e una sala del tesoro, finora ignota, che si trovava al piano terra nel punto in cui oggi si accede al monumento.
In questa sala, concepita nella fase di costruzione diretta da Andrea Pisano e accessibile solo dal piano superiore, attraverso una grata a scorrimento verticale, erano conservati i tesori della Cattedrale e le offerte. La sala ricoprì questa funzione anche nella prima metà del Quattrocento (fin quando non fu realizzata la porta attuale), e l’accesso al Campanile avveniva dunque dal piano superiore, collegato con un ponte alla Cattedrale in costruzione. Nel corso del convegno, il Campanile è stato messo a confronto con altre costruzioni a torre, quali minareti, grattacieli e campanili ed è stato chiarito il ruolo importante di Francesco Talenti nella conduzione della fabbrica.

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