Torino in primavera attende il suo «Hanami» con un festival di fotografia

Occorre pensare a questo nuovo evento come a un progetto internazionale che guarda ben oltre i confini locali, con un direttore qualificato ed esperto, con l’obiettivo di affiancarsi ad Arles, a Cortona o a Montreux e che ogni anno abbia la sua attesa fioritura

Una veduta di Torino fotografata da Vincenzo Castella
Chiara Massimello |

In Giappone si chiama «Hanami», è l’atto di ammirare la bellezza dei ciliegi in fiore in primavera: all’inizio dell’anno un calendario prevede le date della fioritura che si muove dal sud al nord del Paese. Dura una sola settimana, ma è un evento attesissimo da tutta la popolazione. Anche Torino forse avrà il suo «Hanami»: è il festival internazionale di fotografia, anticipato e annunciato da tempo da tante voci e ora (forse) programmato per la fine della primavera, con una prospettiva almeno triennale.

A presentarlo sono state le principali istituzioni: Regione Piemonte, Città di Torino, Camera di Commercio di Torino, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT e Intesa Sanpaolo. Tra i firmatari, Vittoria Poggio, assessore a Cultura, Turismo e Commercio della Regione Piemonte, Rosanna Purchia, assessore alla Cultura della Città di Torino, Dario Gallina, presidente della Camera di Commercio di Torino, Matteo Bagnasco, responsabile dell’Obiettivo Cultura della Fondazione Compagnia di San Paolo, Annapaola Venezia, vicesegretario generale Fondazione CRT, e Michele Coppola, executive director Arte, Cultura e Beni storici Intesa Sanpaolo e direttore delle Gallerie d’Italia.

Progettato come un grande evento, il festival sarà distribuito in luoghi diversi della città e declinato ogni anno su un tema differente attraverso mostre, incontri, attività, appuntamenti off e una fiera specializzata. Torino, città «in cerca d’autore», sembra aver trovato nella fotografia un ambito artistico in cui distinguersi e specializzarsi.

Dopo Camera (il Centro Italiano per la fotografia inaugurato nel 2015), The Phair (la fiera dedicata all’immagine nata nel 2019) e le Gallerie d’Italia aperte nel 2022, il festival sembra voler chiudere un cerchio che dovrebbe partire proprio da loro e da chi, con loro, di fotografia si occupa: gli artisti, le gallerie e i curatori, come ha scritto criticamente Gabriele Ferraris nell’edizione locale del «Corriere della Sera» (14 dicembre 2022), se non vogliamo veder nascere «una malaticcia creatura» pensata da «cinque persone, quasi tutte digiune di fotografia...che arrancherà per qualche anno a spese di tutti prima di estinguersi».

Occorre dunque pensare a questo nuovo evento come a un progetto internazionale che guarda ben oltre i confini locali, con un direttore qualificato ed esperto, con l’obiettivo di affiancarsi ad Arles, a Cortona o a Montreux e che ogni anno abbia in primavera la sua attesa fioritura.

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