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Tesori in banca

Tesori in banca

Il centinaio di opere riunite fino al 15 settembre a Palazzo Baldeschi al Corso sotto il titolo «Da Giotto a Morandi. Tesori d’arte di Fondazioni e Banche italiane» (promossa e organizzata dalla Fondazione CariPerugia; catalogo Fabrizio Fabbri Editori) induce a pensare all’azione per le arti compiuta dagli istituti di credito nei loro territori, anche se è inevitabile riflettere sui recenti rovesci speculativi di alcune banche che hanno eroso, oltre alla fiducia dei cittadini, le capacità di acquisire opere d’arte o di finanziare la cultura.

Dal piccolo «San Francesco» (1320) di Giotto al meno noto Gian Domenico Cerrini con una «Sacra Famiglia» (1650) della Fondazione CariPerugia, dal «Ritratto di Sir Charles Watson» (1775) di Pompeo Batoni dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca a una natura morta di Filippo de Pisis datata 1934 e concessa da Macerata, l’ampio spettro dei dipinti rende conto di un fenomeno sociale che ha contribuito alla ricerca scientifica attraverso studi e pubblicazioni.

Dal patrimonio globale delle banche, stimato intorno alle 13mila opere, secondo il curatore Vittorio Sgarbi si potrebbero infatti ricavare «15 musei nazionali». Tra Dosso Dossi o Bellotto e nomi più in ombra come Antonio Balestra, la mostra invita a venire a Perugia e dintorni, dove non è crollato nulla salvo il numero dei turisti per la paura da terremoto.
 

Stefano Miliani, 11 luglio 2017 | © Riproduzione riservata

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Tesori in banca | Stefano Miliani

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