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Un particolare della riproduzione grafica della Stele di Auvele Feluskes. Vetulonia, Museo Civico Archeologico «Isidoro Falchi»

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Un particolare della riproduzione grafica della Stele di Auvele Feluskes. Vetulonia, Museo Civico Archeologico «Isidoro Falchi»

Tesori Etruschi della Toscana | La Stele di Auvele Feluskes

Alla scoperta del capolavoro nascosto nel Museo Civico Archeologico «Isidoro Falchi» di Vetulonia in compagnia dell’etruscologo Giuseppe M. Della Fina

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Giuseppe M. Della Fina

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Nella Sala A del Museo Civico Archeologico «Isidoro Falchi» di Vetulonia è presente una stele che ricorda Auvele Feluskes, un personaggio vissuto durante il VII secolo a.C.: il segnacolo funerario è databile, infatti, nell’ultimo quarto di quel secolo. Si tratta di una stele che riesce a illustrare le caratteristiche della società etrusca in decenni centrali per il suo sviluppo.

Conosciamo i tempi e i modi del ritrovamento avvenuto nel 1894. Essi sono ricordati da Isidoro Falchi, il medico condotto appassionato di archeologia a cui si deve l’identificazione di Vetulonia, e da Luigi Adriano Milani, direttore del Regio Museo Archeologico di Firenze (oggi Museo Archeologico Nazionale), in una relazione pubblicata sulla rivista «Notizie degli Scavi di Antichità» nel 1895.

Falchi ricorda che, scavando sul Poggio alle Birbe, fu localizzato, tra la casetta Bambagini e la «via del piano» (o «dei sepolcri»), «un grande ammasso di pietre piccole informi, che sembrava costituissero un cumulo regolare». Nel proseguo delle ricerche, il cumulo di pietre si rivelò «una tomba a circolo grandissimo di pietre ritte», al cui interno si rinvenne una «pietra grandissima e pesantissima», che «si mostrava pel circolo con una sua punta all’esterno fra i pruni e i cespugli del bosco». Lo scopritore denominò la tomba come «del Guerriero», o «della stele figurata». Il corredo funerario era stato già sconvolto e gli scopritori segnalano soltanto «frammenti di bucchero baccellati» e «fittili a grande anse intagliate». Rinvennero anche un piccone antico in ferro.

La stele attrasse subito l’interesse degli studiosi soprattutto per l’iscrizione etrusca incisa su tre dei suoi lati: il destro, il sinistro e l’inferiore. Un’iscrizione difficile da leggere per lo stato di conservazione e sulla quale, da allora, si sono confrontati numerosi studiosi di epigrafia etrusca giungendo a conclusioni divergenti in alcuni dettagli significativi.

Va segnalato subito che essa inquadra la figura di un guerriero intento a incedere verso sinistra: la testa è sormontata da un elmo di tipo corinzio simile ad alcuni che sono stati rinvenuti, dotato di un cimiero e di un paranaso; il corpo è nascosto da un grande scudo rotondo decorato da una rosetta a sei petali; le gambe sono raffigurate nude e prive di schinieri nell’atto di camminare (di marciare, verrebbe da scrivere); i piedi sempre nudi poggiano sul terreno da cui sorge un virgulto vegetale proprio tra le gambe del guerriero.

L’uomo ha in mano una doppia ascia, intorno ad essa si è discusso a lungo: per alcuni rappresenterebbe il simbolo del potere militare di cui l’uomo era investito; per altri si tratterebbe invece di un’effettiva arma da combattimento. Il contesto sembrerebbe rendere la prima ipotesi più plausibile. Va segnalato che la stele è solo incisa e precede cronologicamente di poco altre rese a leggero rilievo e, di qualche decennio, quelle a pieno rilievo che sono datate tra il primo e il secondo quarto del VI secolo a.C.

L’interesse dell’iscrizione è notevole e, senza entrare nel dibattitto che l’ha caratterizzata e la caratterizza, va segnalato che ricorda un personaggio di nome Auvele Feluskes.

Paolo Poccetti nel 1999 ha proposto di riconoscere nel gentilizio (Feluskes) il ricordo dell’etnico dei Falisci. Per Adriano Maggiani, che ha realizzato un nuovo apografo dell’iscrizione nel 2007, anche il prenome (Auvele) trova un confronto nell’agro falisco.

Ci dovremmo trovare così di fronte a un italico, a un uomo d’arme confrontabile, sempre nell’ipotesi di Maggiani, con Avile Tite a Volterra, Larth Ninies a Fiesole, i Vipiennas a Vulci e Lars Porsenna a Chiusi seppure in un’epoca più recente e con un successo ancora maggiore. Si potrebbe aggiungere anche Larth Cupures a Orvieto. Tutti personaggi che riuscirono a scalare la società del loro tempo grazie alle doti militari e alla capacità politica e, nel caso di Porsenna, a lasciare un segno importante nella storia etrusca.

C’è un aspetto ulteriore da evidenziare nella stele rinvenuta a Vetulonia: si ricorda anche il matronimico di Auvele Feluskes, quindi non solo il nome del padre, ma anche quello della madre, una Papanai, a suggerire il ruolo sociale diverso avuto dalla donna nella società etrusca rispetto ad altre del mondo antico.
Chi aveva dedicato la stele? Per alcuni epigrafisti un membro della famiglia; per Maggiani, che legge il nome del dedicante come Hirumina Phersnainas, un personaggio non legato a lui da legami di sangue, ma da vincoli di altro tipo, di «etaireia» o di «philìa», in quanto suo compagno di arme o erede politico.
 

Giuseppe M. Della Fina, 27 novembre 2023 | © Riproduzione riservata

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