Surrealismo e design a Londra

Classici di Dalí, foto di Man Ray, outfit di Schiaparelli e servizi fotografici di «W Magazine» al Design Museum testimoniano quanto incisiva e tuttora influente sia la rivoluzione operata dal Surrealismo

«Mae West’s Lips sofa» (ca 1938) di Salvador Dalí e Edward James. © Salvador Dalí, Fundació Gala-Salvador Dalí, DACS 2022
Elena Franzoia |  | Londra

Per la prima volta il Vitra Design Museum di Weil am Rhein affronta il grande tema del rapporto tra oggetto d’uso e arti visive con una mostra internazionale fuori sede, promuovendo al Design Museum «Oggetti del desiderio: Surrealismo e design dal 1924 a oggi» (sino al 19 febbraio).

Nelle quattro sezioni sono distribuite 350 opere, che da grandi classici come i quadri di Dalí e le foto di Man Ray giungono agli outfit di Schiaparelli e ai servizi fotografici di «W Magazine» con Tilda Swinton, dimostrando quanto incisiva e tuttora influente sia la rivoluzione operata dall’immaginario surrealista in tutti i campi della vita quotidiana.
«Tour» (1993) di Gae Aulenti
Un terzo delle opere esposte è stato infatti realizzato negli ultimi 50 anni. «Se pensate che il Surrealismo sia finito negli anni Sessanta, ripensateci, invita la curatrice Kathryn Johnson. I surrealisti erano sopravvissuti alla prima guerra mondiale e alla pandemia di influenza spagnola del 1918, e la loro arte è stata in parte una reazione a quegli orrori. Nell’attuale contesto di vertiginosi cambiamenti tecnologici, guerra e un’altra pandemia globale, lo spirito del Surrealismo è più vivo che mai».

Un particolare approfondimento riguarda il contesto inglese, con la collaborazione tra Dalí e il poeta e mecenate d’arte britannico Edward James, da cui nel 1938 nacque il celeberrimo divano «Mae West’s Lips». Tra le più emblematiche icone contemporanee di gusto surrealista spiccano in mostra i piatti di Fornasetti, la sedia-scultura «Cigarette Tits» di Sarah Lucas e il celebre tavolo con le ruote Tour disegnato nel 1993 da Gae Aulenti per FontanaArte, spesso presente nei film di Almodovar.

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