La Sala Studio Azzurro. Foto Musei Vaticani

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La Sala Studio Azzurro. Foto Musei Vaticani

Studio Azzurro porta la videoarte ai Musei Vaticani

Inaugurata ieri una sala che ospiterà una videoinstallazione dello studio milanese. Micol Forti, curatrice della Collezione di Arte Contemporanea: «L’opera di Studio Azzurro si confronta con la tematica della Creazione, ripensata alla luce di un immaginario contemporaneo»

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Arianna Antoniutti

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Città del Vaticano. Ieri, 28 settembre è stata inaugurata, all’interno della Collezione Arte Contemporanea dei Musei Vaticani, la Sala Studio Azzurro, che ospiterà in permanenza una videoinstallazione interattiva del gruppo milanese. L’ambiente sensibile è composto da due pannelli laterali sui quali i personaggi, azionati dal tocco degli spettatori, illustrano i regni delle piante e degli animali attraverso il linguaggio dei sordomuti, mentre il pannello centrale incarna il regno degli uomini. Abbiamo chiesto a Micol Forti, curatrice della Collezione, come è nata l’idea dell’opera e della sala.
«L’ambiente sensibile dal titolo “In principio (e poi)”, ci spiega, è il lavoro presentato da Studio Azzurro al primo padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia del 2013. L’opera, che aveva per tema i primi undici capitoli del Libro della Genesi, è stata donata dagli artisti al Pontificio Consiglio della Cultura, ente organizzatore del padiglione, che l’ha poi donata a noi. L’ambiente è situato accanto alla Sala Matisse, inaugurata nel 2011. La collocazione è frutto di una scelta tecnica, legata agli spazi, ma è di notevole interesse, in un allestimento come quello della Collezione Arte Contemporanea, che ha una sua organizzazione cronologica e storica, con un arresto intorno agli anni Settanta, che opere contemporanee si inseriscano all’intero del suo percorso. Questa presenza dell’elemento contemporaneo nei Musei Vaticani si estenderà anche nelle altre raccolte, nell’ambito di un grande progetto espositivo. È mio desiderio che, al termine di una mostra itinerante internazionale che prenderà corpo nel 2017-2018, le opere che andranno in prestito, parte della nostra collezione, una volta rientrate nei Musei, "contaminino" altre sale, soprattutto quelle archeologiche».
Quale potrà essere il rapporto fra la Sala Studio Azzurro e il pubblico?
La sala, tra le tante sue caratteristiche, richiede una precisa scansione del tempo della visione. Il pubblico dei grandi musei tende all’attraversamento, mentre l’opera di Studio Azzurro esige una sosta, non solo perché concretamente esiste solo nel momento del contatto fisico del visitatore con i pannelli, sui quali, una volta toccati, i personaggi cominciano a muoversi e a parlare, ma anche perché, interagendo con il lavoro, si entra in un mondo poetico da cui è difficile staccarsi. I due grandi pannelli a parete, a destra e a sinistra della sala, rappresentano i regni delle piante e degli animali, raccontati attraverso il linguaggio dei sordomuti, mentre il terzo schermo centrale illustra il regno dell’uomo, incarnato dai detenuti, uomini e donne di varie nazionalità, del carcere di Bollate. Ad essi Studio Azzurro ha chiesto di raccontare le proprie genealogie familiari: il proprio nome, quello dei genitori e dei nonni. Nell’elenco apparentemente neutro, recitato nella propria lingua madre, oltre a piccoli squarci di mondi, si avverte il peso della sofferenza e della condizione di non libertà. Il senso della sedimentazione del racconto si condensa poi sul quarto pannello, posto in terra, sul quale convergono le scie delle mani dei sordomuti dei due schermi a parete. Le scie diventano delle impronte, delle orme del racconto, in un tracciato circolare che è il simbolo stesso della creazione.
Possiamo definire questa operazione come committenza religiosa contemporanea?
Sì, ma non è un lavoro pensato per avere una destinazione liturgica. Sicuramente è stata concepita come un’opera in cui è offerta la possibilità di confrontarsi con la tematica della Creazione, ripensata alla luce di un immaginario contemporaneo.
Si sta creando un nuovo legame tra arte contemporanea e religione?
Negli ultimi decenni il tema sta sicuramente raccogliendo un interesse sempre più vasto. Ma, oltre al rapporto con i vertici centrali della Chiesa, è vero che il dialogo tra fede e arte contemporanea si sta attivando in moltissime realtà locali in tutto il mondo, con la forte partecipazione delle giovani generazioni. Abbiamo avuto modo di verificare questa sensibilità nuova anche nell’esperienza dell’ultima Biennale: gli artisti non smettono di confrontarsi con i testi antichi. Il rapporto con le fonti, del resto, è motivo fondante della presenza della Santa Sede alla Biennale: offrire il testo sacro come origine della discussione, declinandolo lontano da esigenze liturgiche e illustrative. Tenendo però viva e presente, così come avviene nell’opera di Studio Azzurro, la forza narrativa.

La Sala Studio Azzurro. Foto Musei Vaticani

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Arianna Antoniutti, 29 settembre 2016 | © Riproduzione riservata

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Studio Azzurro porta la videoarte ai Musei Vaticani | Arianna Antoniutti

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