Juan Sánchez Cotán, «Mela cotogna, cavolo, melone e cetriolo», 1602 ca, San Diego, The San Diego Museum of Art, Dono di Anne R. e Amy Putnam

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Juan Sánchez Cotán, «Mela cotogna, cavolo, melone e cetriolo», 1602 ca, San Diego, The San Diego Museum of Art, Dono di Anne R. e Amy Putnam

Still life si dice bodegones

Al Bozar di Bruxelles 400 anni di natura morta spagnola, oltre a Hugo Claus e Freddy Tsimba

Quando si parla di natura morta in Spagna si deve dire «bodegones». Il termine indicava inizialmente le composizioni «da cucina», spesso abitate da personaggi umili, con piatti di selvaggina e pesce sui tavoli, verdure fresche e bevande. Ma più tardi si usò per definire in generale tutte le nature morte. Se i bodegones sono nati alla fine del XVI secolo sulla scia dei modelli fiamminghi e italiani, dove esisteva già una lunga tradizione, gli artisti spagnoli hanno subito sviluppato un loro stile, sobrio e austero, dalle linee pure, in netto contrasto con lo stile opulento della scuola fiamminga.

Far riscoprire i bodegones è lo scopo della mostra «Natura morta spagnola» allestita al Bozar-Palais des Beaux-Arts dal 23 febbraio al 27 maggio. Il curatore, lo specialista Ángel Aterido, ha selezionato un’ottantina di opere, molte delle quali provenienti da istituzioni spagnole, con prestiti importanti dal Prado di Madrid che conserva una delle più importanti collezioni di nature morte spagnole al mondo. Si parte dal presupposto che, pur essendo un genere popolare, la natura morta presenta ancora segreti da svelare e che non può essere ridotta solo, come spesso si fa, a «un esercizio accademico di composizione, colore e materia».

L’epoca d’oro dei bodegones fu il Seicento e il loro più grande esponente Juan Sánchez Cotán, considerato il «padre» del genere. Nei suoi dipinti, caratterizzati da scene spoglie su sfondo scuro, pochi oggetti sono disposti in modo ordinato, illuminati da una luce surreale. Divisa in quattro sezioni, la mostra racconta 400 anni di arte dei bodegones. Dopo Cotán, che ne pose le basi, il genere fu rivisitato da Zurbarán, Velázquez e Goya, ma interessò anche le sperimentazioni di Picasso, Dalí e Miró, e i contemporanei López e Barceló. Artisti di cui la mostra esplora dunque aspetti del lavoro un po’ meno studiati.

In parallelo, dal 28 febbraio al 27 maggio, Bozar-Palais des Beaux-Arts presenta anche una mostra-ritratto dedicata a Hugo Claus, artista e pittore, regista e romanziere di lingua fiamminga, scomparso nel 2008, che riunisce documenti e foto di archivio, oltre che opere firmate da Appel, Raveel, Ensor e Borremans. Dal 7 febbraio al 25 marzo poi sono esposte da Bozar anche le opere di Freddy Tsimba, cinquantenne artista congolese noto per le sue sculture monumentali. La mostra è coprodotta dal Musée Royal de l’Afrique Centrale di Tervuren, prossimo alla riapertura dopo quattro anni di lavori.

Juan Sánchez Cotán, «Mela cotogna, cavolo, melone e cetriolo», 1602 ca, San Diego, The San Diego Museum of Art, Dono di Anne R. e Amy Putnam

Luana De Micco, 19 febbraio 2018 | © Riproduzione riservata

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Still life si dice bodegones | Luana De Micco

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