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Gareth Harris
Leggi i suoi articoliLa crisi del Covid-19 ha portato a una diminuzione dei finanziamenti per i musei ovunque nel mondo: il calo dei sussidi pubblici raggiunge il 50% nei Paesi che all’inizio di quest’anno l’Unesco ha coinvolto in un sondaggio online. Confluito nel rapporto Museums around the world in the face of Covid-19 (Musei nel mondo di fronte al Covid-19), dà una «valutazione provvisoria» della situazione di 104mila musei durante la pandemia, sulla base dei dati forniti da 87 Stati membri dell’organizzazione che fa capo all’Onu. L’obiettivo del documento, spiega l’organizzazione, è di valutare «l’impatto della pandemia Covid-19 sulla frequentazione dei musei, sui budget e sulle attività al fine di analizzare le minacce al settore e la sua evoluzione nei prossimi anni».
Per circa un quarto degli Stati membri, tra cui Brasile, Cina e Arabia Saudita, i finanziamenti pubblici (generalmente statali) sono rimasti stabili. In un quarto dei Paesi esaminati, e tra questi Belgio e Canada, i sussidi sono aumentati dall’11% al 20%. Ma per metà degli Stati le sovvenzioni sono diminuite, in alcuni casi in modo sostanziale, con un calo dei finanziamenti di almeno il 60% in Messico, Palestina e Malawi.
«La posta in gioco è alta perché queste istituzioni non solo lavorano per la società di oggi, ma preservano anche la memoria delle generazioni passate, per trasmetterla a quelle future», afferma l’Unesco. Le conseguenze finanziarie della pandemia sono considerevoli, prosegue il rapporto. Rispetto al 2019 i musei hanno perso in media tra il 40% e il 60% del loro budget nel 2020, (sulla base delle risposte dei musei di 52 Stati membri). Secondo il rapporto, «nei Paesi in cui i musei sono in gran parte finanziati dal mercato e dalla filantropia, come gli Stati Uniti o il Regno Unito, la perdita di posti di lavoro è stata rapida e particolarmente significativa».
Interrogati anche sulle potenziali «minacce», il 75% dei musei paventa «rischi per il proprio sviluppo». La sicurezza delle collezioni e la loro conservazione sono una preoccupazione per 15 Paesi, tra cui Francia, Germania e Giappone. «Le misure di lockdown, rileva il rapporto, hanno comportato un rischio aggiuntivo per le collezioni stesse, citato da diversi Stati membri. Per prevenire questi pericoli, l’Uzbekistan ha attivato una cooperazione con il British Museum per combattere i furti e il traffico illecito».
Una diminuzione dei visitatori (e di conseguenza degli introiti da biglietteria) è espressamente indicata come una «grave minaccia» da 14 Stati membri, tra cui Islanda e Tailandia. Ben l’83% degli Stati che hanno risposto al sondaggio ha chiuso i musei nel corso del 2020, totalmente o parzialmente, per periodi che vanno da meno di un mese a un intero anno. In media le chiusure nel 2020 sono durate per più di 150 giorni. «La frequentazione dei musei è diminuita drasticamente in tutti i Paesi. Anche per le istituzioni che sono rimaste aperte grazie a misure sanitarie mirate, la drastica diminuzione del turismo mondiale ha portato a un calo delle presenze del 70%», afferma il rapporto.
Le preoccupazioni dell’Unesco riguardano anche l’impatto della pandemia sui programmi di didattica museale, ma le istituzioni si sono adattate a un nuovo modo di lavorare. «Per le scuole interrompere le tradizionali attività educative (visite scolastiche, visite guidate, laboratori...) a causa della pandemia è stata un’esperienza dolorosa. Tuttavia, prosegue il rapporto, sono state prese molte misure affinché i musei continuino il loro lavoro di diffusione della conoscenza, sia tramite la creazione di nuovi dispositivi (come kit di mediazione che possono essere utilizzati dalle famiglie al di fuori dei musei), utilizzando altri media, o lo sviluppo di strumenti digitali».
L’Unesco ha formulato tre raccomandazioni chiave alla luce della ricerca condotta, sottolineando che «le istituzioni pubbliche devono agire per sostenere finanziariamente i musei in questo periodo difficile e prepararsi per il futuro». Il ruolo sociale dei musei come hub di comunità e di sviluppo digitale deve essere prioritario soprattutto nei Paesi in cui le reti museali sono ancora fragili, aggiunge l’organizzazione. «Gli Stati hanno un ruolo essenziale da svolgere nel sostenere i musei in questo periodo difficile, attraverso un’ambiziosa politica culturale, non solo per garantirne la sopravvivenza ma per prepararli al futuro», afferma Audrey Azoulay, direttrice generale dell’Unesco.

Una sala delle National Galleries of Scotland durante la mostra di Michael Armitage © Foto di Neil Hanna
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