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Con le sue 15.800 canne (la più alta misura oltre nove metri, la più piccola pochi centimetri) e i suoi 180 registri, il Grande Organo del Duomo è per grandezza uno tra i primi 15 al mondo. Un gigante ormai fragile, perché se nella sua veste attuale è datato 1938, alcuni dei suoi elementi risalgono al XVI-XVII secolo, la stessa epoca in cui le sue ante spettacolari furono dipinte da Giuseppe Meda, Camillo Procaccini e altri con episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Il tempo, le polveri, gli sbalzi di temperatura, l’umidità l’hanno danneggiato, rendendo indifferibile un restauro radicale, il cui costo supera il milione di euro.
Per supportarlo, la Veneranda Fabbrica del Duomo, presieduta da Fedele Confalonieri, ha lanciato la campagna di raccolta fondi «15.800 note per il Duomo di Milano» (la prima donatrice è stata Diana Bracco, attraverso la sua Fondazione Bracco). Partecipando con una cifra uguale o superiore ai 50 euro si entra nell’Albo donatori della Veneranda Fabbrica con foto sul sito duomomilano.it e dono di tre inviti per due persone ai concerti d’organo della Cattedrale. Oltre che dal sito (rinnovato da Shibui Lab) si può aderire anche attraverso il numero verde 800.528.477.
È invece appena rientrata nel Museo del Duomo, dopo il restauro, la gigantesca «Disputa di Gesù fra i Dottori» opera giovanile di Tintoretto metà del XVI secolo, forse commissionata dal cardinale milanese Filippo Archinto, che fu nunzio papale presso la Serenissima. L’opera è stata esposta nella mostra «Tintoretto giovane», da poco conclusa nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia (dopo Colonia e Parigi), che celebrava i 500 anni dalla nascita di Jacopo Robusti. Restaurata per l’occasione da Carlotta Beccaria, la tela ha rivelato colori di straordinaria intensità e numerosi dettagli nascosti.

Il Grande Organo del Duomo di Milano. © Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano
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