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Settimana parigina

La Biennale de Paris, diventata un appuntamento annuo a dispetto del nome, rimasto immutato, si tiene quest’anno dall’11 al 17 settembre. «Un formato più breve e più dinamico», hanno sottolineato gli organizzatori, su sette giorni dunque, e non più nove come per gli anni passati

Luana De Micco

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Tra i 94 espositori di questo grande «museo effimero», sotto l’immensa cupola a vetri del Grand Palais, ci sono quattro galleristi italiani: Bottegantica, Robertaebasta e Robilant+Voena, di Milano, e Chiale Fine Art, di Racconigi (Cn). Bottegantica presenta uno stand «che tenterà di raccontare la storia dell’arte italiana ed europea dai primi dell’Ottocento a oggi, creando una sinergia tra opere che non avrebbero modo di avvicinarsi», ha spiegato Valerio Rossi, direttore della galleria.

Tra le opere allestite, «Ritratto di Lady Nanny Schrader» di Giovanni Boldini (1903) e «Saltimbanco con violino (Ritratto di Luigino Gianchetti)» di Antonio Mancini (1878). L’antiquaria Roberta Tagliavini di Robertaebasta (che si prepara ad aprire una galleria a Londra, su Pimlico Road) ha selezionato un disegno su cartone applicato su tela di Alighiero Boetti, «Segno», 1983 ca, e un «Concetto spaziale. Attese», di Lucio Fontana del 1959.

Oltre ad artisti italiani, la galleria milanese presenta anche due gouache dell’americano Alexander Calder e una vetrina di lacca rossa e bronzo dorato dell’ebanista francese Eugène Printz del 1940. Robilant+Voena avrà per esempio un «San Girolamo» di Bartolomeo Manfredi, mentre da Chiale i visitatori trovano due bassorilievi spagnoli della bottega di Felipe Bigarny del XVI secolo e una «Madonna col Bambino benedicente» della bottega di Donatello, 1440 ca, un rilievo stiacciato in stucco dalla composizione originale inserito in un elegante tabernacolo. In una rapida carrellata tra le gallerie parigine, segnaliamo alcune particolarità: da Hélène Bailly un «Paesaggio antropomorfo» di Picasso del 1963, al cui centro si scorge un profilo di uomo con i baffi, da Taménaga un’opera simbolista e onirica di Odilon Redon, «Eva», delicato pastello del 1904, da Berès un tamburello ornato di nastri su cui Manet, di ritorno in Francia da Madrid, nel 1865, ha dipinto una ballerina di flamenco.

Durante la Biennale si tiene anche una mostra omaggio a Jean Paul Barbier-Mueller, collezionista svizzero, fondatore dell’omonimo museo d’arte precolombiana di Ginevra e mecenate del quai Branly di Parigi, scomparso a 86 anni nel 2016. La mostra presenta una selezione di oggetti delle eclettiche collezioni familiari che vanno dall’arte dei samurai alla numismatica all’arte contemporanea. Sono esposte ad esempio una maschera del Gabon del XIX secolo appartenuta a Tristan Tzara e un’opera in porcellana di Jeff Koons, «Woman in tub», del 1988.

Luana De Micco, 08 settembre 2017 | © Riproduzione riservata

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