Redazione GDA
Leggi i suoi articoliDalla drammatica «Crocifissione con la Madonna e santi Giovanni Evangelista e Maria Maddalena», eseguita da Giovanni Angelo di Antonio nel 1452, a quattro tele del marchigiano Domenico Luigi Valeri (1701-65) fino ad autori ignoti per lo più del Sei e Settecento, il Comune di Serrapetrona espone nella centrale Chiesa di Santa Maria di Piazza 26 opere recuperate nelle chiese inagibili di Serrapetrona: restaurate dopo il terremoto dell’ottobre del 2016, sono riunite sotto il titolo «Il Bello... della Ricostruzione. L’arte salvata si mostra».
Finché non sarà possibile riportarle nei luoghi d’appartenza, le 26 opere rimarranno visitabili nella chiesa tardosettecentesca riaperta per l’occasione dopo 21 anni: era stata restaurata dopo il terremoto del 1997 e ha retto bene all’ultimo sisma. A Matelica le suore clarisse, con l’appoggio del Comune, hanno lanciato una raccolta fondi per restaurare il duecentesco Monastero della Beata Mattia, ma Serrapetrona è la prima amministrazione nel cratere maceratese con un contenitore culturale unico aperto al pubblico.
Secondo Daniela Tisi, già direttore della Rete Museale dei Sibillini e ora consigliera per le reti museali del ministro Bonisoli, «abbiamo il dovere di trovare soluzioni che possano restituire alla comunità spazi di fruizione delle opere d’arte e attivare forme di occupazione che coinvolgano i tanti musei ancora chiusi. Stiamo lavorando su accordi di valorizzazione territoriale per aiutare la ripresa delle attività e quindi dell’economia». Originaria di Amandola, la Tisi conosce bene lo scenario marchigiano e reputa «importante considerare ciò che fu fatto nel terremoto del ’97, perché le buone pratiche non devono essere disperse ma possano servire da esempio». Diventa allora impellente selezionare le priorità su cosa e come ricostruire, decidere dove esporre cosa (degli oltre 22mila beni mobili recuperati dal dicastero ben 13mila sono nelle Marche). A oltre due anni e mezzo dal sisma troppo resta da fare.
Articoli precedenti
Al MoMA la retrospettiva della pioniera della performance che si vorrebbe rivedere più volte
Documenti dell’Archivio di Stato di Ancona li rappresentano nel contesto storico del regime fascista
La seconda puntata di una corrispondenza sui motivi che ci spingono a visitare i luoghi dell’arte
Le due importanti città-stato etrusche sono gemellate idealmente da ieri