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Al Prado 73 bozzetti di Rubens: in realtà veri dipinti a olio
- Luana De Micco
- 04 maggio 2018
- 00’minuti di lettura


«La pesca miracolosa» di Pieter Paul Rubens, Colonia Wallraf-Richartz Museum & Fondation Corboud
Schizzi resistenti
Al Prado 73 bozzetti di Rubens: in realtà veri dipinti a olio
- Luana De Micco
- 04 maggio 2018
- 00’minuti di lettura
Luana De Micco
Leggi i suoi articoliCome Caravaggio, Tintoretto o Veronese, anche Rubens realizzava in modo sistematico gli schizzi preparatori, più o meno dettagliati, delle sue opere. Servivano all’artista fiammingo (1577-1640) per fissare le idee delle future composizioni e per presentare «un’anteprima» del lavoro ai suoi clienti. Ma a differenza dei maestri del passato, che privilegiavano il carboncino su carta, Rubens realizzava i bozzetti con la pittura a olio su tavola, un supporto più resistente: erano dunque veri e propri dipinti, nei quali c’era già tutta la vitalità pittorica dell’artista.
Di questi studi se ne conoscono circa 500 e per questo il Prado, che fino al 5 agosto presenta la mostra «Rubens. Pittore di bozzetti», gli conferisce il titolo di «più grande pittore di bozzetti della storia dell’arte europea». La mostra ne riunisce 73, in collaborazione con il Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam (che la ospiterà dall’8 settembre al 13 gennaio 2019). Le opere arrivano dal Louvre di Parigi, dal Metropolitan di New York o ancora dalla National Gallery di Londra.
I sei bozzetti delle collezioni del Prado sono stati restaurati di recente: si tratta degli studi dipinti nel 1625 per la serie di arazzi del «Trionfo dell’Eucarestia» destinati al convento delle Descalzas Reales di Madrid su commissione dell’infanta Isabella. Per la prima volta è esposto anche un quaderno di Rubens ricco di schizzi, donato al Prado nel 2015 dallo scultore Juan Bordes.
Sempre fino al 5 agosto, il museo ospita anche la mostra «Dipinto su pietra», con una selezione di opere su marmo bianco o ardesia, di artisti rinascimentali della Scuola veneziana come Sebastiano del Piombo, Tiziano o Jacopo Bassano. Sono opere dunque molto fragili e per questo raramente esposte che, scrive il museo in una nota, «riflettono la rottura nelle tecniche artistiche e nelle tematiche realizzatasi durante i primi decenni del XVI secolo». La mostra è il risultato originale di un approccio multidisciplinare, che ha coinvolto storici dell’arte, archeologi e geologi.

«La pesca miracolosa» di Pieter Paul Rubens, Colonia Wallraf-Richartz Museum & Fondation Corboud