Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliSan Gimignano (Siena). Da bene privato, invisibile per secoli, a bene pubblico, fruibile dal 25 marzo, dopo il recupero svolto dal Comune di San Gimignano, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Provincie di Siena, Grosseto e Arezzo: la Chiesa di San Lorenzo in Ponte situata in via del Castello, vicino a Piazza della Cisterna riapre dunque i battenti, grazie all’acquisto gratuito dell’edificio da parte del Comune al Demanio dello Stato, che lo aveva acquisito nel 1929.
La Chiesa, che si trova ora inserita nel circuito dei Musei Civici (usufruendo dello stesso biglietto) e entra quindi a far parte, come tutto il Centro Storico di San Gimignano, dei beni tutelati dall‘Unesco, è stata adeguata strutturalmente alla sua nuova funzione museale, rappresentando un esempio di concreta applicazione del federalismo demaniale culturale.
Risalente al XIII secolo, la chiesa in stile romanico a navata unica con tetto a capriate di legno e presbiterio rialzato a volta, era fin dall’inizio del XIV secolo dotata, sul fianco sinistro, di un piccolo portico, o una semplice tettoia, per riparare dalle intemperie l’affresco raffigurante la «Madonna col Bambino», oggi quasi perduto, eccetto il volto della Vergine, riferibile, secondo alcuni studiosi, all’attività giovanile di Simone Martini. All’inizio del Quattrocento, per proteggere l’immagine sacra, fu costruito o solo ampliato il portico lungo il fianco della chiesa, venendo a formare un oratorio, e del 1413 sono gli affreschi che interessano l’intero edificio, opera del fiorentino Cenni di Francesco di ser Cenni, formatosi nell’ambito dell’Orcagna, il giottesco Andrea di Cione di Arcangelo. Nel ciclo sono narrati gli episodi della vita e la glorificazione del santo titolare della chiesa, Lorenzo, cui è concesso salvare le anime del Purgatorio, raffigurato nell’affresco insieme a Inferno e Paradiso.
Purtroppo il degrado della chiesa nei secoli, alienata a privati e destinata ai più vari usi, ha condotto a un forte deterioramento degli affreschi (non interrotto dall’acquisto da parte del Demanio), che solo il restauro odierno ha in parte frenato, recuperando le pitture laddove le lacune non erano troppo consistenti.
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