Rodin folgorato dalla danza cambogiana
Al Mudec una mostra sulle esplorazioni estreme delle potenzialità del corpo umano in movimento

È un taglio inedito quello scelto dal Mudec per la sua mostra su Auguste Rodin (1840-1917): si tratta, infatti, di un affondo su un tema, quello della danza, affrontato specificamente dall’artista nelle sculturine di terracotta fortemente sperimentali (non le espose mai) dei «Mouvements de danse» (1911), ma costantemente presente nel suo lavoro, ossessionato com’era dal desiderio di tradurre nella scultura (non meno che nel disegno) il corpo umano in movimento.
Prodotta da 24 Ore Cultura-Gruppo 24 Ore con Fondazione Deloitte, «Rodin e la danza» (dal 25 ottobre al 10 marzo 2024) è frutto della collaborazione con il Musée Rodin di Parigi, da cui giungono 53 opere, fra le quali 14 fragilissime statuine di danzatrici, cui si aggiunge quella della Galleria Nazionale di Roma, presentate in un allestimento che ne enfatizza il dinamismo grazie al morphing d’immagini dello studio DotDotDot.
Questi corpi nudi, armoniosi eppure quasi disarticolati, nulla hanno a che vedere con le leggiadre ballerine classiche in tutù del suo contemporaneo Degas: sono esplorazioni estreme delle potenzialità del corpo umano in movimento, nate dall’incontro di Rodin con le culture del mondo intero, portate a Parigi dall’Esposizione Universale del 1900, dove lo scultore, appassionato cultore della danza, amico di Loïe Fuller, Isadora Duncan e di altre star, fu folgorato specialmente dalla danza cambogiana, così lontana dai nostri canoni.
A queste novità «esotiche», che schiuderanno le porte alla danza moderna, guarda la seconda sezione della mostra, dove sfilano disegni di danzatrici cambogiane di Rodin, oggetti di quell’area del mondo, antichi reperti khmer (XI-XIII secolo) e altri pezzi di collezioni pubbliche e private, oltre alla documentazione delle «Danze cambogiane» (anni Trenta) della danzatrice futurista Giannina Censi e a un focus sulla giapponese Hanako, che incantò Rodin nell’Esposizione coloniale di Marsiglia del 1906.
Con le sue ricerche Rodin anticipò le questioni della danza moderna, ed è questo il tema della terza sezione, dove sette sue celebri opere (tra cui «Il pensatore», «L’Età del Bronzo», «Donna accovacciata», «L’uomo che cammina») sono messe a confronto con sei importanti coreografie degli anni tra il 1990 e il 2021, che guardano ai suoi lavori. Alla curatela della mostra, con Aude Chevalier del Musée Rodin, hanno infatti collaborato la storica della danza Elena Cervellati e l’antropologa Cristiana Natali, entrambe dell’Università di Bologna.
Dal 19 ottobre fino ad aprile 2024, nell’Agorà è poi presentata la grande installazione di sculture tessili «Luce dietro tracce incompiute» (a cura di Katya Inozemtseva con Naba, Milano) dell’artista messicana Mariana Castillo Deball (1975), ispirata al tema del frammento e ai tessuti delle collezioni del Mudec e della Fondazione Antonio Ratti di Como.
