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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliNei mesi di chiusura causa pandemia il MAMbo ha riallestito le aree dedicate all’Informale e all’«ultimo Naturalismo» del critico Francesco Arcangeli. Agli interventi in queste sezioni le curatrici Uliana Zanetti e Barbara Secci, con il direttore Lorenzo Balbi, hanno aggiunto il nuovo spazio Verbo-Visuale, dedicato alla creatività in rapporto alle nuove tecnologie e ai mezzi di comunicazione a partire dagli anni ’60.
Sono qui esposti lavori del Gruppo 70, di Vincenzo Accame, Gianfranco Baruchello, Tomaso Binga, Adriano Spatola, Franco Vaccari, Concetto Pozzati. Nella sezione dedicata all’Informale sono, tra gli altri, Alberto Burri, Antoni Tàpies, Germano Sartelli, Pinot Gallizio e Pompilio Mandelli, Ennio Morlotti, Sergio Romiti, Mattia Moreni, Vasco Bendini, Sergio Vacchi e le sculture di Agenore Fabbri, Jean Ipoustéguy, Leoncillo, Luciano Minguzzi e Andrea Raccagni per gli «ultimi naturalisti».
Ora arrivano le iniziative di Art City e il MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna propone dal 5 maggio al 5 settembre «Safe and Sound», la prima antologica in una istituzione italiana di Aldo Giannotti, dedicata in particolare a riflettere sulla percezione e posizione che ognuno di noi ha in questi tempi pandemici rispetto a sicurezza e protezione, concetti considerati da diverse prospettive. Il visitatore viene accolto in uno spazio in cui è libero di esercitare potenziali alternative comportamentali: l’invito è di sfidare e piegare il proprio senso delle regole e il proprio comportamento per favorire nuovi processi decisionali.
A Villa delle Rose, sede periferica del MAMbo, dal 7 maggio al 6 giugno si svolge «Helen Dowling. Something for the Ivory», l’atto espositivo finale del percorso formativo e creativo che l'artista britannica (Guernesey, 1982) ha intrapreso durante il periodo di soggiorno a Bologna nell'autunno scorso, nell’ambito della residenza per artisti «Rose. Sandra Natali».
Una veduta delle sale del MAMbo dedicate all'Informale
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