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Quando Sottsass vide le palle di vetro

Carla Cerutti

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«Mi hanno chiesto di fare un vetro e mi ricordo che allora facevano delle palle con disegno scozzese». Così Ettore Sottsass ricorda il suo primo incontro con il vetro nel 1947, una sorta di «inciampo nella corrente del tempo», come scrive Luca Massimo Barbero nel saggio introduttivo al catalogo ragionato, in assoluto il primo studio scientifico sull’argomento.

Architetto e pittore, Sottsass (1917-2007) è da subito interessato alla costruzione dell’oggetto-scultura e guarda con ammirazione alle opere di Antoine Pevsner e di Naum Gabo. I basamenti e i piedi di notevole spessore, presenti nei suoi vetri fin dagli anni Settanta, sono una conferma della sua personale ricerca di stabilità, apparentemente in contraddizione con la «muta carica eversiva e provocatoria» che pervade tutto il suo cimento vetrario.

Pasquale Gagliardi, segretario generale della Fondazione Cini, nella prefazione al catalogo afferma che a Sottsass «non interessa la funzione né l’armonia, ma il gioco e la sorpresa, l’assemblaggio di volumi geometrici e le forti contrapposizioni cromatiche».

La sua è una sfida, non solo di equilibri, come nella serie «Capricci», creata nel 1998 per Marina Barovier e Bruno Bischofberger, ma anche di tecniche, obbligando i recalcitranti maestri vetrai a usare la colla chimica al posto dell’incollatura a caldo, come nella seconda serie «Memphis» del 1986.

Sfogliando il variopinto repertorio al centro del catalogo, che illustra e scheda i sessant’anni di produzione vetraria di Sottsass, dal 1947 al 2007, con numerosi inediti, colpisce non solo la ricerca sulle infinite  possibilità ottiche del colore ma anche la costante attitudine alla sperimentazione, la curiosità sui materiali, l’arditezza e complessità delle forme e l’assoluta libertà creativa, tutti elementi che, come afferma Sottsass stesso «ti portano fuori dal tran-tran dei vasetti normali ed entri a toccare il vetro un po’ più a fondo e a usarlo per quello che può essere usato, puoi fare cose spettacolari».

Il volume, illustrato da grandi tavole a colori, contiene un interessante scritto di Marino Barovier sul suo rapporto lavorativo ed emotivo con l’artista, una dettagliata biografia e la bibliografia.

Ettore Sottsass. Il vetro
a cura di Luca Massimo Barbero
328 pp., ill.
Skira, Milano 2017
€ 65,00

Carla Cerutti, 11 settembre 2017 | © Riproduzione riservata

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