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Profondo nero

33 artisti raccontano la loro Africa

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Sino all’11 settembre il Pac ospita la mostra «Africa. Raccontare un mondo», curata da Adelina von Fürstenberg, pioniera dell’approccio multiculturale, con Ginevra Bria per i video e le performance. Prodotta con Silvana Editoriale, cui si deve anche il catalogo, la mostra affronta, come la rassegna «La terra inquieta» in corso sino al 28 agosto alla Fondazione Trussardi e alla Triennale (cfr. n. 374, apr. ’17, p. 45), il tema delle migrazioni del nostro tempo, focalizzandosi però sul solo continente africano e sulla tormentata regione subsahariana. Al tempo stesso la rassegna amplia il tema alle problematiche non meno stringenti relative al difficile equilibrio tra occidentalità e «africanismo», postcolonialismo e questioni di genere.

Le opere dei 33 artisti in mostra (tra i più noti Frédéric Bruly Bouabré, Seydou Keïta, Malick Sidibé, Georges Adéagbo, Chéri Samba, Yinka Shonibare, Omar Ba, Billie Zangewa, Gabrielle Goliath, Ato Malinda e Tracey Rose), dal Benin, Burkina Faso, Camerun, Congo, Costa d’Avorio, Kenya, Madagascar, Malawi, Mali, Mauritania, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Sud Africa e Zimbabwe, sono articolate in quattro sezioni.

La prima, «Dopo l’indipendenza», presenta lavori che narrano con serenità un’Africa alle soglie del mutamento; la seconda, «Introspezione identitaria», esplora l’attaccamento alla terra d’origine di artisti impegnati sul fronte del postcolonialismo, dei genocidi, dell’Aids, della miseria e della corruzione.

«Generazione Africa» mette invece a confronto l’identità africana con gli stereotipi ricorrenti fuori dall’Africa, mentre «Il corpo e le politiche della distanza», attraverso il lavoro di nove artiste, si focalizza sulla femminilità come metafora (anche) di altre tematiche di minoranza: oltre a quella di genere, quella religiosa e culturale.

Ada Masoero, 08 luglio 2017 | © Riproduzione riservata

Profondo nero | Ada Masoero

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