Problematiche del muralismo contemporaneo italiano

Alessia Cadetti procede secondo uno schema di ricerca di limpida chiarezza per raccontare la storia della Street Art in Italia per poi concentrarsi sull’aspetto della conservazione

Un murales di Etnik a Jacksonville inFlorida (2018)
Donatella Biagi Maino |

La collana Edifir dedicata a Storia e teoria del restauro, in pochi anni impostasi nel panorama editoriale, ha pubblicato come 34° volume l’ottimo studio di Alessia Cadetti dedicato alle problematiche del muralismo contemporaneo italiano, nello specifico a quelle della conservazione, testo importante per la novità dell’argomento ma soprattutto per come è trattato.

La giovane studiosa si è coraggiosamente inoltrata in un terreno pericoloso e infido (ricordiamo tutti le feroci polemiche che hanno accompagnato la tentata musealizzazione delle opere di alcuni street artist pochi anni fa a Bologna), procedendo secondo uno schema di ricerca di limpida chiarezza, utilissimo per fare il punto sull’arte nella scena urbana e sulle chance e la legittimità o meno di procedere alla conservazione.

Alessia Cadetti ha svolto un compiutissimo lavoro di ricerca storica per individuare i tempi e i modi in cui si sono determinate le definizioni di Street Art, Graffiti Writing, Post-Graffitismo, Muralismo contemporaneo e Nuovo muralismo, cosa certamente non facile anche per la rapida progressione di tali manifestazioni visive, soggette a mutamenti improvvisi e a varianti anche sostanziali nelle finalità e nei termini di resa, indagando nel contempo i problemi concettuali che hanno accompagnato l’affermarsi di questa particolare quanto invasiva forma d’espressione.

Tutt’altro che semplice, e trattato con competenza di ricercatrice accorta, alla cui perspicacia siamo debitori. La scelta di Alessia Cadetti di procedere recuperando la storia del ritorno alla pittura murale in Italia nel primo Novecento è delle più accorte, e concede di addentrarsi nel tema anche a chi, come me, è certamente alieno al difficile argomento.

In questo testo le ragioni di chi accetta la conservazione e di chi considera la sua opera effimera e destinata alla brevità sono esplicitate con chiarezza e nel segno della massima obiettività, anche attraverso la disamina dei percorsi del restauro dell’arte contemporanea dal secolo scorso e di quanto è stato fatto ed è possibile fare per la street art, per sua natura effimera. Questo attraverso la scelta di calare queste problematiche entro un percorso storico ben strutturato, non limitando l’attenzione al qui ed ora bensì calando i più attuali e audaci raggiungimenti entro una griglia documentaria ben individuata e discussa.

Infine, di grande fascino la parte dedicata alle interviste con gli artisti. 19 domande ad hoc che culminano nella questione di base, il problema della durabilità delle creazioni degli intervistati secondo la loro stessa opinione, che contiene in sé la necessità o meno di procedere con interventi manutentivi o di restauro e, non secondaria, la musealizzazione. Settantacinque gli intervistati. Settantacinque opinioni, pareri, spunti di riflessione. Una documentazione eccezionale che costituisce anche una sorta di censimento dei principali protagonisti di questo particolare tipo di espressione visiva. Questo è un libro la cui importanza non può che crescere.
La copertina del libro
Conservare la street art. Le problematiche del muralismo contemporaneo in Italia,
di Alessia Cadetti, 364 pp.,
Collana Studi. Storia e teoria del restauro n. 34, Edifir Edizioni Firenze, Firenze 2020, 26,60.

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