Pop art e informale italiani

Da Il Ponte il 25 e 26 maggio «l'opera omnia» di Boetti e importanti lavori dalla Collezione Romiti

«Orologio» (1964) di Mario Ceroli. © Il Ponte Casa d'Aste
Elena Correggia |  | Milano

Proporre nomi storicizzati accanto a figure dalla indubbia valenza artistica ma non ancora così affermate sul mercato è la consueta formula che la casa d’aste Il Ponte adotta anche per la vendita di Arte moderna e contemporanea in programma il 25 e 26 maggio in via Pontaccio 12 a Milano. «Come casa d’aste ci prefiggiamo di anticipare sempre l’onda e non di seguirla, valorizzando e favorendo l’esportazione di artisti italiani di pregio ma non ancora così gettonati, basti pensare ai record mondiali da noi battuti per artisti come Enrico Baj, Emilio Scanavino, Irma Blank, Antonio Sanfilippo, Ideo Pantaleoni solo per citarne alcuni», commenta Freddy Battino, capo dipartimento di arte moderna e contemporanea de Il Ponte.

All’interno della vendita sono oltre un centinaio le opere provenienti dalla collezione di Cesare e Gina Romiti, fra cui un «Orologio» di Mario Ceroli, scultura del 1964 (stima 8-12mila euro) dall’importante storia espositiva alle spalle, avviata nel ’64 con una mostra alla galleria romana La Tartaruga di Plinio De Martiis. «Questa è un’autentica scoperta che abbiamo fatto studiando approfonditamente l’opera come è nostra consuetudine, aggiunge Battino. Abbiamo recuperato fotografie dell’epoca in cui la scultura è presente accanto all’autore e ad altri artisti del gruppo della Pop art romana; si tratta di un lavoro di assoluto rilievo della Pop art italiana che potrebbe realizzare il record per l’artista».

Sempre dalla collezione Romiti si segnalano poi «Osteria romana», una grande tela di Mario Mafai del 1949 (25-35mila) che partecipò alla 25esima Biennale di Venezia del 1950, un olio di Balla del ’42, «La città che avanza» (22-28mila), ed «Etapé», una gouache su carta di Alexander Calder del 1971 (50-60mila). Il mondo dell’Arte povera e concettuale è ben rappresentato da un nucleo di lavori provenienti da una collezione privata milanese fra cui «Insicuro-Noncurante» del 1975-76, una vera e propria opera omnia della poetica di Alighiero Boetti in 81 tavole (40-50mila), e tre opere di Piero Manzoni, due «Achrome» e una «Linea» (60-80mila).

Molto ricco poi il gruppo di opere riconducibile alla corrente Informale europea e statunitense. Si spazia da «Munkar e Nakir», una tela di Gastone Novelli del 1963 (35-45mila), a «Deep bleu» del 1961 di Jean Fautrier, proveniente dalla storica galleria Apollinaire di Guido Le Noci (35-45mila), da «Triumph of Galatea», lavoro su carta del 1961 di Cy Twombly (60-80mila), a «Untitled- Blue, yellow and white», gouache su carta intelata del 1956 di Sam Francis che meritò il manifesto della mostra del 1971 «Il cavaliere azzurro: Der Blaue Reiter» alla Gam di Torino (150-200mila).

C’è attesa infine sul risultato di due opere provenienti sempre dalla galleria Apollinaire, ovvero «Vaby», un lavoro storico di Gérard Deschamps, esponente del Nouveau Réalisme, un assemblaggio di tessuti applicati su tavola del 1962 (15-25mila), e «La Vièrge et l’Enfant», acrilico su tela del 1966 di Alain Jacquet, che anticipa il linguaggio della Pop art mondiale (6-8mila), «due opere dalla stima molto allettante ma dalla qualità senz’altro museale», conclude Battino.

© Riproduzione riservata «Munkar e Nakir» (1963) di Gastone Novelli. © Il Ponte Casa d'Aste «Insicuro Noncurante» (1975-76), portfolio completo di 81 tavole di Alighiero Boetti. © Il Ponte Casa d'Aste
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