«Femme nue couchée jouant avec un chat» (1964) di Pablo Picasso (particolare), stima 18-25 milioni di dollari. Cortesia di Sotheby’s

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«Femme nue couchée jouant avec un chat» (1964) di Pablo Picasso (particolare), stima 18-25 milioni di dollari. Cortesia di Sotheby’s

Picasso, Nauman e gli altri amici di Maria Manetti Shrem

Da Sotheby’s a maggio saranno vendute alcune opere dalla collezione dell’imprenditrice e filantropa Maria Manetti Shrem

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Elena Correggia

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«Oggi il compito più importante della mia vita è quello di motivare i giovani, di sostenere sia i talenti che i più bisognosi, di dedicarmi completamente alla filantropia…Credo fermamente che l’arte di vivere sia l’arte di dare». Queste parole sintetizzano con efficacia la filosofia di vita di Maria Manetti Shrem, vulcanica imprenditrice e filantropa italo-americana (di origine fiorentina) che, insieme al terzo marito Jan Shrem, ha collezionato importanti opere d’arte del Novecento. A maggio 17 lavori della loro raccolta andranno all’incanto a New York, da Sotheby’s.

Punta di diamante dell’asta sarà «Femme nue couchée jouant avec un chat», una tela di Picasso del 1964, stimata 18-25 milioni di dollari. Al centro del ritratto Jacqueline, l’ultima musa e seconda moglie di Picasso, che fu il soggetto ispiratore di una fase prolifica della produzione del pittore. Il dipinto fa parte di una serie di dieci nudi reclinati, di grandi dimensioni, eseguiti fra gennaio e maggio 1964, in cui un gattino nero, beniamino della famiglia, compare accanto a Jacqueline. Si tratta di un soggetto raro sul mercato, se si considera che solo tre opere della serie sono rimaste in mani private e un solo altro esemplare è passato in asta negli ultimi decenni, venduto da Christie’s nel 1998 per 1,86 milioni di euro circa.

L’abilità pittorica, la stratificazione dei piani, il richiamo a predecessori illustri (l’introduzione del gatto sulla scena è un’allusione al Manet più sensuale dell’Olympia) inseriscono questo lavoro fra quelli della piena maturità dell’artista. Pegaso, invece, il cavallo alato simbolo di libertà e creatività, è un tema ricorrente nell’opera di Odilon Redon qui proposto in una tela del 1905 (30-50mila) e richiama un modo di intendere la vita caro agli Shrem, che hanno fatto di Pegaso l’emblema della loro azienda vitivinicola aperta nella Napa Valley.
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Fra gli italiani in asta c’è Lucio Fontana con un «Concetto spaziale, Attese» del 1968, ultimo anno di vita dell’artista, cinque tagli su sfondo blu (1,8-2,5 milioni di dollari). La particolare cromia potrebbe essere stata influenzata dall’apprezzamento per un altro artista, Yves Klein, con cui il maestro spazialista trovò grande affinità al punto da diventare uno dei primi acquirenti dei suoi Monocromi blu conosciuti durante la prima personale di Klein nel 1957. Da allora i due si tennero sempre in contatto, realizzando anche un progetto insieme per la Biennale di Venezia del 1960.

Fra gli artisti che fanno parte della cerchia di amicizie di Maria Manetti Shrem c’è poi Bruce Nauman, che ha a lungo riflettuto sull’«architettura dell’esperienza» di cui l’installazione «Green Passage with four corridors» del 1984 costituisce una chiara esemplificazione. Sono proposti ostacoli non percorribili ma in forma di oggetti domestici di uso comune e vicoli ciechi inondati di luce fluorescente che creano un ambiente familiare e al tempo stesso disorientante. In asta è proposto un raro studio preparatorio di quest’opera, «Study for dream passage», in cui i corridoi disseminati di ostacoli sono resi espressivamente e illuminati da tratti di giallo ocra (250-350mila).

Il ricavato della vendita, secondo la volontà degli Shrem, verrà devoluto per finanziare una serie di cause benefiche, dall’arte alla musica, dalla ricerca medica all’educazione. Tutto ciò in linea con quanto fatto finora dalla coppia attraverso ben 40 programmi di beneficienza che trovano fra i destinatari la Metropolitan Opera di New York, il MoMa di San Francisco, la Royal Drawing School di Londra e in Italia l’ospedale pediatrico Meyer, la Fondazione Andrea Bocelli, la Fondazione Palazzo Strozzi e il Teatro del Maggio musicale fiorentino. Proprio a quest’ultima istituzione nel 2021 Maria ha donato 500mila euro per l’inaugurazione del nuovo auditorium Parco della Musica.
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La vicenda di questa facoltosa e generosa collezionista ha il sapore di un avventuroso romanzo. Dopo aver avviato con il primo marito un’azienda di moda di successo decide di seguire il cuore e lascia Firenze e l’Italia per seguire, a San Francisco, il suo secondo marito. Qui si rimbocca le maniche e con coraggio e intraprendenza fonda una società di distribuzione di moda, la Manetti Farrow, che contribuirà ad accrescere la visibilità di numerosi marchi del made in Italy negli States, in particolare della maison fiorentina Gucci. La passione per la musica l’ha sempre accompagnata, da quando a 15 anni ascoltò una rappresentazione de La Bohème di Puccini interpretata da Renata Tebaldi.

L’arte visiva entra invece nella sua vita soprattutto negli anni Novanta quando, insieme al terzo marito Jan Shrem, decide di arredare il parco della Villa Mille Rose, la sua residenza in stile toscano nella Napa Valley con sculture di Marc Quinn, Richard Long, Mimmo Paladino e Not Vital, molte delle quali saranno in asta da Sotheby’s a maggio. Stringe numerose amicizie con artisti come Placido Domingo e Andrea Bocelli, Jeff Koons, Olafur Eliasson e Renée Fleming, supportando il settore con un attivo mecenatismo. Non da ultima la scelta di fondare qualche anno fa un museo didattico presso l’Università della California a Davis, dove alcuni artisti contemporanei insegnano ai giovani talenti nello spirito delle botteghe d’arte del Rinascimento fiorentino.
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«Study for Dream Passage» (1984) di Bruce Nauman, stima 250-350mila dollari. Cortesia di Sotheby’s

Maria Manetti Shrem e Jan Shrem. Cortesia di Sotheby’s

«Concetto Spaziale, Attese» (1968) di Lucio Fontana, stima 1,8-2,5 milioni di dollari. Cortesia di Sotheby’s

Elena Correggia, 02 marzo 2023 | © Riproduzione riservata

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