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Parlano i direttori dei venti supermusei: la Galleria Nazionale delle Marche di Urbino

Parlano i direttori dei venti supermusei: la Galleria Nazionale delle Marche di Urbino

Stefano Miliani

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Peter Aufreiter ha lasciato la vicedirezione del Belvedere di Vienna perché «qui ho visto potenzialità da cogliere. Abbiamo sette-otto capolavori: dovranno rendere molto». Ora parte da Raffaello e dai Montefeltro

 

È austriaco, il 41enne Peter Aufreiter, eppure si sente a casa a Urbino con la giacca di direttore della Galleria Nazionale delle Marche e del Polo Museale regionale (che include, tra altri istituti, il Museo archeologico di Ancona e la Rocca di Gradara). Galeotto fu il suo Erasmus all’Università «Carlo Bo» nel 1999-2000, perché all’ombra dei Torricini del Palazzo Ducale conobbe la ragazza urbinate che poi ha sposato. Laureato in storia dell’arte e filologia germanica, a Vienna ha lavorato al museo Sigmund Freud, al Kunsthistorisches Museum e al Belvedere.

 

Il suo incarico ha come obiettivo un radicale rinnovamento del museo: che cosa intende cambiare? 

 

Voglio che la Galleria sia un luogo aperto a tutti, che i marchigiani sentano Palazzo Ducale come un luogo loro, di cultura in senso generale, non solo come museo dell’arte rinascimentale. Un luogo dove si può andare al ristorante, a teatro, per un concerto e un aperitivo, con i bambini. Abbiamo già un ristorante e un bar, ma nessuno a Urbino lo sa. Voglio aprirlo sulla strada e con orari diversi da quelli del museo. Non è facile per le normative ma voglio che sia un posto aperto anche ad altre iniziative.

 

Ha cambiato il modo di esporre la «Madonna di Senigallia» e la «Flagellazione» di Piero della Francesca e la «Muta» di Raffaello: interverrà su altre opere? 

 

Di certo sul percorso espositivo. Chi viene qui deve poter imparare tutto sui Montefeltro: dedichiamo due sale alla dinastia e alla vita nel Rinascimento. Voglio raccontare anche la storia di Urbino e di Raffaello: ricorrendo al multimediale si possono mostrare altri suoi quadri. Per questo voglio un allestimento più educativo, più didattico, più informativo. Non è successo niente per 25 anni e questo è il progetto più grande.

 

Affitterà locali del museo ai privati? 

 

Sì, dall’autunno: anche per matrimoni. Bisogna essere creativi. Al Belvedere ospitavamo un matrimonio a settimana facendo guadagnare al museo. Ma non lo faccio per i soldi quanto perché sia un luogo di cultura aperto. Voglio poter ospitare anche feste di laurea affinché anche gli studenti sentano il palazzo come un luogo loro. E non vale il detto che chi entra qui non si laurea: ci venni da studente e ora sono il direttore.

 

Ha alzato il prezzo del biglietto. 

 

Sì: da 5 euro a 6,50 l’intero, il ridotto 4. Un cinema costa di più. Voglio offrire sempre più servizi e, piano piano, alzare il prezzo.

 

La Galleria Nazionale delle Marche è bersagliata da richieste di prestito per le sue opere più note: di Piero, Raffaello, Perugino, la «Città ideale»...

 

Abbiamo 7-8 capolavori e li presto soltanto se il ritorno è adeguato: o un quadro della stessa importanza o veramente tanti soldi. Però queste opere devono stare a Urbino altrimenti i visitatori restano delusi mentre l’importante è farli felici. Negli anni scorsi la raccolta sembrava un negozio self service e si prestava anche per un restauro di poche migliaia di euro. Con l’autonomia ora posso decidere e negoziare.

 

Manca personale? 

 

Qui sono abbastanza fortunato perché il personale che era della Soprintendenza delle Marche è rimasto a Urbino. Ho 25 persone con tanta esperienza. Il problema è che nei prossimi due anni la metà andrà in pensione, e arriveranno altri non cresciuti nel vecchio sistema. Il personale invece manca nel Polo Museale regionale. 

 

Come valuta la riforma Franceschini che l’ha portata fin qua?

 

Vengo dal Belvedere che funziona dopo una riforma realizzata vent’anni fa: da 300mila visitatori all’anno è salito a 1,2 milioni, ha un bilancio di 18 milioni, di cui 10 dagli introiti e 8 dallo Stato. Per l’Italia è un grandissimo passo. Meglio una riforma con qualche errore che non fare nulla. Era così anche in Austria. 

 

Che effetto le hanno fatto le critiche sui direttori stranieri?

 

Nessuno: mi sento mezzo urbinate e accettato, tutta la città conosce me o la famiglia. E ricordo che molti italiani lavorano all’estero nell’economia, nella musica, nell’arte. Essere straniero è un vantaggio, vedo la burocrazia con occhi nuovi. Per esempio: perché compilare a mano i moduli e non al computer? Dire che si è sempre fatto così a mio parere non è la risposta giusta.

 

Perché è stato scelto? 

 

Non so se ha contato il fatto che conoscevo bene la città. Avevo indicato anche Perugia e il Bargello di Firenze ma Urbino era la prima scelta. Ho lasciato un contratto da vicedirettore a tempo indeterminato al Belvedere per uno di quattro anni qui perché ho visto potenzialità non sfruttate da cogliere.

 

Come ha conosciuto sua moglie? 

 

Ero venuto a Urbino per studiare arte. Mia moglie studiava tedesco all’Università. Prima parlavamo italiano, ora tedesco e italiano, un misto, anche con nostra figlia che ha 6 anni e con il maschio di 10. Così abbiamo sempre una scusa quando non ci capiamo. In luglio la mia famiglia si trasferirà qui da Vienna.

 

Leggi le interviste agli altri direttori 

La Galleria Nazionale d’Arte antica di Roma

La Galleria Nazionale d’Arte moderna di Roma

Il Museo Nazionale del Bargello di Firenze

Il Palazzo Reale di Genova

La Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia

La Pinacoteca di Brera a Milano

Le Gallerie dell'Accademia di Venezia

La Galleria dell'Accademia di Firenze

La Reggia di Caserta

La Galleria Borghese di Roma

Il Museo Capodimonte a Napoli

Le Gallerie degli Uffizi di Firenze

Il Palazzo Ducale di Mantova

Il Museo Archeologico di Napoli

Il Parco Archeologico di Paestum

Il Museo Archeologico di Reggio Calabria

Il Museo Archeologico di Taranto

Stefano Miliani, 19 maggio 2016 | © Riproduzione riservata

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