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La mostra è di Amedeo Porro Fine Arts, galleria che ha sede a Lugano e Londra, ma a Milano sarà visibile, dall’11 novembre al 6 dicembre, negli spazi di Carlo Orsi, in via Bagutta. Curata dallo stesso Amedeo Porro, la rassegna «Oltre il Novecento. Ubaldo Oppi-Arturo Martini, due artisti a confronto», indaga il lavoro di due protagonisti della migliore arte italiana della prima metà del ’900 (Oppi, «riscoperto» più di recente), mentre in Palazzo Reale è in corso la rassegna esemplare sul «Realismo magico», in cui sono presenti capolavori di entrambi.
Nati ambedue nel 1889, con formazioni simili, tra Monaco di Baviera e Parigi (dove Oppi oserà «soffiare» la fidanzata Fernande Olivier al potentissimo Picasso), i due artisti svilupparono, ognuno, un linguaggio attento alle avanguardie internazionali ma del tutto originale. A provarlo sono le opere in mostra: cinque dipinti di Oppi e otto sculture di Martini. Dei lavori di Oppi, quattro precedono la stagione splendente del Realismo Magico, ma già mostrano la qualità altissima della sua pittura (specie «La povertà serena», 1919, un dipinto austero e denso di simboli che, scrive Elena Pontiggia, «suggerisce laicamente una sorta di beatitudine evangelica»), e uno è dei primi anni ’30.
Di Martini, tra gli altri lavori (commentati da Nico Stringa), sfilano la ceramica «Donna sdraiata», 1929-30, esemplare unico e inedito, appartenuto ai raffinati collezionisti Herta e Arturo Wedekind, e altre preziose terrecotte e ceramiche, tra le quali «La Nena», 1930 (la figlia a nove anni); la «Deposizione» detta Pepori, 1933; «Centauro e bagnanti», esemplare unico ritrovato anni fa da Claudia Gian Ferrari, e il raro «Nudino» (1935 entrambi) esposto in Biennale, oltre al bronzo «La famiglia», 1937, tratto dal suo grande marmo per il Palazzo di Giustizia di Milano.
«Consolare la madre» (1914) di Ubaldo Oppi (particolare)
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