Milano di notte: non le vie luccicanti del Quadrilatero della moda, né quelle chiassose della movida ma strade anonime (periferiche, s’indovina) su cui si affacciano edifici altrettanto anonimi. Eppure gli scorci urbani di Laura Giardino sono ammalianti. Merito dell’uso della luce (artificiale e smaccatamente artificiosa, di cui s’ignora anche la fonte), con cui l’artista milanese restituisce, in silenziosi fermo-immagine, alcuni tratti delle vie che fanno da sfondo ai suoi vagabondaggi notturni.
I suoi dipinti, di segno intimista e autobiografico e privi di presenze umane, sebbene tutti realizzati prima della pandemia (la personale «Laura Giardino. La luce oltre», si sarebbe dovuta aprire da AreaB nello scorso maggio) ora, dopo l’angoscia e le atmosfere spettrali sperimentate nel lockdown, acquisiscono un suono universale, ulteriormente amplificato dai colori vividissimi, antinaturalistici e fortemente espressivi scelti dall’artista.
Aperta dal 19 settembre al 31 ottobre, la mostra (curata da Elena Pontiggia per AreaB), riunisce una quindicina di opere inedite nelle quali la pittrice milanese esplora la sua città, soffermando l’attenzione sulle soglie: soglie reali (ingressi, porte, finestre) e soglie metaforiche, di fronte alle quali ci si deve arrestare.
La domanda che s’impone è: che cosa accadrà dietro a quei portoni, a quei vetri illuminati, a quelle tende? Nessuno lo saprà mai. La mostra è accompagnata da una monografia di VanillaEdizione, la prima della collana The Painter’s Room, con testo di Elena Pontiggia.
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Erika Verzutti e Formafantasma