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Michela Moro
Leggi i suoi articoliVilla Olmo, tra i simboli principali di Como, rispecchia la consuetudine delle famiglie nobili del XVIII secolo di possedere una residenza suburbana. Circondata da un grande giardino all’italiana, è inserita nel percorso lungolago che sin dall’Ottocento collega le ville affacciate sul lago lungo l’antica via Regina, attuale strada statale tra Como e Chiavenna
Sorge all’estremità nord-occidentale della città, al termine della passeggiata a lago realizzata nel 1957 per collegare tra loro gli edifici patrizi più importanti. Il suo nome, secondo una tradizione non documentata, è dovuto alla preesistente presenza nell’area di due esemplari di olmo molto vecchi e di grandi dimensioni.
Fu realizzata in stile neoclassico tra il 1782 e il 1787 dall’architetto ticinese Simone Cantoni, per conto di Innocenzo Odescalchi, la cui facoltosa famiglia, con un papa all’attivo, nel 1664 aveva acquistato parte dei beni e dei terreni dell’abbazia di Santa Maria di Vico detti dell’Olmo. L’ispirazione neoclassica è visibile nella facciata, il cui corpo centrale rilevato in avanti presenta cinque archi d’ingresso sovrastati da sei colonne ioniche alternate a medaglioni raffiguranti filosofi.
Nel 1824, con la morte del marchese Odescalchi, la Villa passò alla famiglia Raimondi che vi ospitò illustri personaggi della storia italiana ed europea come Giuseppe Garibaldi e la famiglia imperiale di Ferdinando I d’Austria, per poi essere venduta nel 1883 al duca Guido Visconti di Modrone, nonno del regista Luchino.
Lo stemma in pietra dei Visconti è al centro della balaustrata che corona l’edificio. Nel 1925 fu ceduta al Comune di Como che due anni dopo, in occasione del primo centenario della morte di Alessandro Volta vi allestì l’Esposizione Internazionale Voltiana. Da allora la Villa è sede di mostre, manifestazioni e convegni.
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