Perla di vetro da canna a mosaico con volto umano, Mediterraneo orientale, I secolo a.C.- I secolo d.C., Hakone Venetian Glass Museum

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Perla di vetro da canna a mosaico con volto umano, Mediterraneo orientale, I secolo a.C.- I secolo d.C., Hakone Venetian Glass Museum

Ogni possibile gioiello di vetro, fin dalla Preistoria

Bianca Cappello e Augusto Panini raccontano in un volume l’affascinante storia di questi monili che attraversa i secoli, dalla preistoria al III millennio

Carla Cerutti

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L’affascinante storia dei gioielli di vetro, dalla preistoria al III millennio, è l’avventuroso viaggio che Bianca Cappello e Augusto Panini vogliono raccontare con il volume da loro curato. Affermano gli autori: «Parlare della produzione del vetro nei gioielli esclusivamente come tentativo di imitazione delle pietre dure è riduttivo, sia in termini di valutazione del materiale sia in termini di lettura del gioiello stesso. Di cultura in cultura, il vetro nei gioielli, con la sua natura polimorfica, prismatica e caleidoscopica, rispondeva a precise richieste cromatiche, decorative e formali».

Preceduto da una breve prefazione di Chiara Squarcina e da un’introduzione di Ermanno Arslan, il libro descrive sistematicamente, con chiarezza espositiva e sicurezza documentaria corredata da un completo apparato iconografico, ogni aspetto tecnico, storico ed estetico della fabbricazione di ogni tipo di gioiello in vetro dalla preistoria ad oggi.

Partendo dai monili policromi egizi di smagliante bellezza, in silica glass o in faïence, il percorso si snoda attraverso esemplari fenici, greci, etruschi, romani in pasta di vetro o con le prime perle a micromosaico, bizantini e longobardi, medievali, rinascimentali, via via sempre più raffinati ed eleganti, dove il vetro viene utilizzato e lavorato alla stregua delle pietre più preziose.

Nel Settecento la moda per i gioielli di vetro raggiunge il suo apice, grazie a scoperte innovative come il veneziano «girasol», messo a punto nel 1693, la cui opalescenza azzurro-rosacea influenzerà l’opaline glass inglese, simile alla pietra di luna o all’opale bianco, o come il popolarissimo strass, cristallo di vetro brillante e facilmente sfaccettabile opera dell’alsaziano Georges Frédéric Stras, da cui il nome. La bigiotteria in vetro raggiunge una tale importanza che nel 1767 viene creata una vera e propria Corporazione dei gioiellieri falsi.

L’Ottocento eredita dal secolo precedente la passione per i cammei in pasta di vetro, cui affianca quella per la natura che diviene tema preferito di gioielli con placchette a lume o a micromosaico, tipologia quest’ultima di grandissimo successo grazie anche ai viaggiatori del Grand Tour e alla popolarità raggiunta dai principali monumenti di Roma antica e dai soggetti dei reperti archeologici di Ercolano e Pompei.

Continua nel XIX secolo la tradizionale produzione veneziana di perle di vetro, alla cui varietà di tecniche, forme, decorazioni e dimensioni il volume dedica ampio spazio, così come molto documentate sono altre importanti novità, come i cristalli Swarovski e quelli neri di Boemia, chiamati anche French Jet o Basalt, oppure le delicate creazioni Art nouveau in smalto cabochonné della Maison Gripoix, la prima a collaborare con le principali case di moda francesi. Il capitolo dedicato al Novecento è straordinariamente ricco, dal momento che la produzione di gioielli in vetro si sviluppa enormemente, sia dal punto di vista artistico che industriale.

Ne sono esempio i gioielli con smalti plique-à-jour o con elementi in vetro a cera persa di René Lalique, paragonabili a vere e proprie opere d’arte, o quelli con placche in favrile glass di Tiffany, per non parlare delle creazioni Arts and Crafts in argento e smalto, squisitamente Liberty, o dei più austeri monili della viennese Wiener Werkstatte, filiazione di quella secessione viennese che, grazie a Klimt, porterà alla Biennale di Venezia del 1910 un’esplosione di colori suggeriti dall’arte musiva e presto convogliati in nuove creazioni in vetro mosaico, tra cui braccialetti rigidi, orecchini, sautoir e collane a fili di conterie e perle di vetro.

Lo studio prosegue analizzando mode e produzioni degli anni Venti e Trenta e dedicando spazio a curiosità, come i «Vaseline Beads» fluorescenti, e a nomi noti e meno noti, come la scrittrice russa Elsa Triolet che dal 1931 inizia a disegnare gioielli in vetro per Elsa Schiaparelli. Crescente è la presenza sul mercato della bigiotteria americana negli anni prima e dopo il secondo conflitto mondiale, alimentata dal fascino delle dive hollywoodiane o di prime donne come Jacqueline Kennedy.

I curatori del volume non trascurano nulla nella loro indagine, dai primi gioielli in vetro d’artista americani all’influenza dei figli dei fiori o di movimenti artistici, come la Pop art o il Minimalismo, fino al messaggio forte e alle nuove espressioni del gioiello di ricerca contemporaneo.

Gioielli di vetro. Dalla Preistoria al III Millennio,
di Bianca Cappello e Augusto Panini, 296 pp., 300 ill. col., Antiga Edizioni, Treviso 2021, € 39

Perla di vetro da canna a mosaico con volto umano, Mediterraneo orientale, I secolo a.C.- I secolo d.C., Hakone Venetian Glass Museum

Carla Cerutti, 01 gennaio 2022 | © Riproduzione riservata

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