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Federico Florian
Leggi i suoi articoliLa Biennale racconta passato, presente e futuro della città inglese
La nona edizione della Biennale di Liverpool, dal 9 luglio al 16 ottobre, raccoglie le opere di 52 artisti, 42 delle quali sono nuove produzioni, collocate in diverse sedi della città, tra cui la Tate Liverpool, la storica Cains Brewery di Stanhope Street, il vecchio cinema Abc, oltre a pub, alberghi, ristoranti e supermercati. Una Biennale concepita dalla direttrice Sally Tallant e dai curatori (tra cui Francesco Manacorda, direttore artistico della Tate Liverpool, Steven Cairns, curatore all’Ica di Londra, e Raimundas Malasauskas, curatore del padiglione cipriota-lituano alla Biennale di Venezia del 2013) come una narrazione a episodi ispirati al passato e al presente della città inglese. Per il «Children Episode», che comprende opere frutto di collaborazioni tra artisti e bambini, l’artista britannica Marvin Gaye Chetwynd ha prodotto un film («Dogsy Ma Bone») interpretato e diretto insieme a ragazzi di Liverpool. Il giapponese Koki Tanaka rivisita invece lo sciopero degli studenti di Liverpool del 1985, invitando coloro che all’epoca vi parteciparono a ripercorrere il medesimo tragitto urbano in compagnia dei loro bambini.
L’«Antica Grecia» è il secondo capitolo della Biennale: alla Tate sculture greche classiche, provenienti dal cittadino National Museum, si alternano a lavori di Andreas Angelidakis, Koenraad Dedobbeleer e Jumana Manna, mentre un’imponente fontana in bronzo di Betty Woodman si staglia di fronte alla George’s Dock Ventilation Tower. «Chinatown», «Flashback» (artisti che reinterpretano la storia), «Software» (artisti che lavorano con la tecnologia) e «Monuments from the Future» (con opere che immaginano la Liverpool del futuro) costituiscono i restanti tasselli narrativi. Fra gli altri artisti invitati figurano Mark Leckey, Mariana Castillo Deball, Céline Condorelli, Oliver Laric e Lara Favaretto (l’unica italiana).
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