La prima personale parigina, nonché prima mostra in un’istituzione francese, di Damien Hirst ha finalmente potuto aprire le porte alla Fondation Cartier. Fino al 2 gennaio il centro d’arte presenta «Cherry Blossoms», la nuova serie dell’ex capofila degli Young British Artists, composta di 107 tele monumentali, semplici o su più pannelli.
Hirst (Bristol, 1965) vi ha lavorato incessantemente per tre anni, nel suo studio di Londra, e l’ha conclusa solo lo scorso novembre: «La pandemia, ha dichiarato, mi ha permesso di vivere insieme ai miei dipinti e di prendermi il tempo necessario per contemplarli ed essere sicuro di averli completati tutti». Per Parigi ne sono stati scelti 30.
Come già nella serie «Veil Paintings» del 2018, le tele sono coperte da vibranti spennellate di colore. Gli alberi di ciliegio in fiore sono un omaggio, e una rivisitazione, dei grandi maestri dell’800: «Parlano di bellezza, di vita e di morte. Sono eccessivi, quasi volgari. Sono vistosi, disordinati e fragili. Grazie a loro mi sono allontanato dal minimalismo per ritrovare con entusiasmo la spontaneità del gesto pittorico», ha osservato l’artista, Turner Prize nel 1995, le cui grandiose sculture dopo aver invaso il veneziano Palazzo Grassi nel 2017 nella mostra «Treasures from the Wreck of the Unbelievable», sono ora in parte visibili a Roma nella Galleria Borghese, mentre dei «Cherry Blossoms» sono esposti nella sede romana di Gagosian.
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