Oltre 80 opere di Damien Hirst trovano casa, tra l’8 giugno e il 7 novembre, negli aulici ambienti della Galleria Borghese, in un’operazione espositiva all’insegna dello stupore, titolata «Archaeology now», e curata da Anna Coliva, ex direttrice del museo, e Mario Codognato.
A insinuarsi tra i capolavori della statuaria classica e della pittura cinque e seicentesca della collezione permanente, saranno dipinti del recente ciclo «Colour Space» e sculture di grandi e piccoli dimensioni, in cui il 55enne artista inglese ha dispiegato tutta la sua passione per l’eccesso materico e formale: figure enigmatiche o tratte dagli antichi miti si impongono così, oltre che per la sfrenata fantasia ideativa, per il bronzo, il marmo, la malachite, il lapislazzuli e l’agata con cui sono realizzate.
Sono le opere viste nel 2017 a Venezia a Palazzo Grassi e a Punta della Dogana nella mostra «Treasures from the Wreck of the Unbelievable». Il Giardino segreto dell’Uccelliera ospiterà la colossale «Hydra and Kali».
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