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Musica in sala

Federico Florian

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Al New Museum una retrospettiva del videoartista albanese

Una certa topofilia, ovvero un amore per i luoghi, siano essi interni, architetture o aree urbane, caratterizza il lavoro di Anri Sala. Nei video del quarantaduenne artista albanese (ora di stanza a Berlino), la macchina da presa accarezza le facciate degli edifici; penetra nel rivestimento di cemento delle architetture, svelandone gli «stati d’animo». Topofilia, questa di Sala, associata a un’attenzione straordinaria al suono: la musica, a detta dell’artista, è un codice di comunicazione non verbale, capace di attivare immagini ed esprimere emozioni.

Il New Museum ospita, fino al 10 aprile, la più completa retrospettiva a lui dedicata negli Stati Uniti, a cura di Massimiliano Gioni, Margot Norton e Natalie Bell. La mostra, dal titolo «Answer Me», si snoda lungo le gallerie del secondo, terzo e quarto piano del museo sulla Bowery: le opere esposte, installazioni audiovisive multicanale, generano una complessa sinfonia, nella quale il visitatore è totalmente immerso.

Al secondo piano sono proiettati i video «The Present Moment (in B-flat)» e «The Present Moment (in D)» (2014): presentati insieme per la prima volta, mostrano un gruppo di musicisti da camera reinterpretare una composizione di Arnold Schoenberg nella sala centrale della Haus der Kunst di Monaco.

Mentre al terzo piano è allestita una selezione di film precedenti, tra cui «Answer Me» (2008), ambientato sulla suggestiva collina di Taufelsberg a ovest di Berlino, e «Long Sorrow» (2005), quest’ultimo accompagnato da una performance dal vivo del sassofonista André Vida, il quarto piano ripropone al pubblico americano la straordinaria installazione concepita da Sala per il Padiglione francese alla Biennale di Venezia del 2013. «Ravel Ravel Unravel» si compone di tre video, collocati in una camera anecoica: protagoniste sono le note del «Concerto per pianoforte per mano sinistra in re maggiore» di Ravel, che si rincorrono in un gioco di echi e ripetizioni, generando nello spettatore uno straniante senso di sospensione e aspettativa. 

Federico Florian, 09 marzo 2016 | © Riproduzione riservata

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