Il progetto di Massimo Grimaldi presentato dalla galleria Zero… di Milano che si è aggiudicato la prima edizione del Premio On Demand

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Il progetto di Massimo Grimaldi presentato dalla galleria Zero… di Milano che si è aggiudicato la prima edizione del Premio On Demand

Miart punta al primato

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Jenny Dogliani

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Milano. Una fiera in crescita con vendite soddisfacenti, fatte da gallerie importanti sia italiane sia estere in una città internazionale nella quale non manca un’interessante offerta espositiva e museale di arte moderna e contemporanea. Così, a detta di molti espositori, Miart sarebbe diventata la prima fiera del settore in Italia.
Svoltasi a fieramilanocity dal 31 marzo al 2 aprile sotto la direzione di Alessandro Rabottini, con 174 gallerie al 44% straniere, una netta predominanza di dipinti e sculture (quasi assenti video, fotografie e installazioni), prezzi da mille a 5 milioni di euro e vendite perlopiù nella fascia medio-bassa, Miart «conferma un trend avviato dalla gestione De Bellis: è una fiera di contenuto e di qualità che lascia ben sperare anche per le prossime edizioni», spiega il partenopeo Alfonso Artiaco, contento delle vendite, tra opere di Lawrence Weiner e Veronica Janssens da 15mila a 200mila euro. Anche Roman Plutschow della Plutschow Gallery (Zurigo) si è detto felice della fiera e delle vendite scaturite, nel suo caso, da un allestimento monografico di Riccardo Beretta con lavori da mille a 45mila euro. Bilancio positivo per Epicarmo Invernizzi della galleria A Arte Invernizzi (Milano): «abbiamo lavorato, è andata abbastanza bene, che però aggiunge, bisognerebbe fare attenzione a non estendersi troppo con l’aggiunta di altre gallerie, come stanno già iniziando a fare, altrimenti si devono trovare altri spazi per fare una fiera veramente internazionale»; tra le sue proposte opere di Riccardo De Marchi, Pino Pinelli e Mario Nigro da 10mila a 200mila euro.

Se tutti sembrano d’accordo che in Italia, ormai, Miart non abbia rivali, diversa è la prospettiva sulla scena internazionale: «Miart è la prima fiera in Italia. Purtroppo ci sono dei vincoli non so se con ente fiera o meno che fan sì che non ci sia una selezione adeguata per attirare ancora di più gallerie internazionali. Le commissioni e i direttori delle fiere internazionali sono più indipendenti. Ci vorrebbe maggiore attenzione alla qualità delle gallerie italiane, non sempre si curano gli allestimenti. Ci sono stand con troppe opere e questo fa cadere l’interesse dei collezionisti. Se desiderano che questa fiera si possa paragonare a Parigi, Colonia o Madrid, bisogna stare un pochino più attenti», afferma Renato Cardi della Cardi Gallery (Milano, Londra), tra opere di Rotella, Castellani, Agnetti e Paladino da 20mila a un milione di euro; «abbiamo lavorato, prosegue il gallerista, ma non in tutte le fasce; abbiamo venduto Kounellis, Canevari e Paolini (con prezzi meno importanti). In Italia si vende molto poco perché il collezionista non vuole pagare l’Iva e il diritto di seguito; siamo stati premiati perché ci siamo differenziati non puntando sui classici Fontana o Boetti». Insomma, salgono i prezzi e calano le vendite, come confermano, tra gli altri, Saverio Repetto della Repetto Gallery (Londra): «Fiera di ottima qualità, la più bella che c’è in Italia, ha sopravanzato Bologna di molto. Deve crescere ancora un pochettino per attrarre il collezionismo importante estero. Le vendite sono molto calme, pochissime e sulla fascia bassa, è un momento tranquillo, mancano i compratori stranieri delle Italian sales» (nello stand opere di
Kounellis, Calzolari, Anselmo, Paolini, Melotti, Merz e Zorio da 5mila a 500mila euro) e il milanese Matteo Lampertico: «Finalmente a Milano c’è la presenza di gallerie straniere importanti, soprattutto nel contemporaneo, però è utile perché porta dei clienti stranieri. Noi abbiamo lavorato, non con cose importanti, però abbiamo fatto qualche vendita sotto i centomila euro» (tra le sue proposte Burri, Birolli, Santomaso, Consagra e Leoncillo sino a oltre un milione di euro). Tra le gallerie straniere che hanno deciso di tornare c’è la parigina Galerie Lelong: «l’anno scorso abbiamo partecipato nella sezione Generations, quest’anno siamo tornati con Henri Michaux in dialogo con Riccardo Baruzzi presentato dalla Galleria P420 di Bologna, e in più abbiamo uno stand con sei artiste donne, Rebecca Horn, Nancy Spero, Etel Adnan, Jane Hammond, Nalini Malani, con opere fino a 130mila euro vendute però solo sotto i 50mila», spiega il direttore Patrice Contesin che aggiunge «la fiera è molto bella, speriamo di avere la possibilità di tornare». Ottime vendite, infine, per il bresciano Massimo Minini che, tra lavori di Sheila Hicks, Paolo Icaro, Anish Kapoor e Albert Samson da mille a centomila euro, ironizza: «Dovrebbero cacciare me e lasciare un po’ di posto a gallerie più interessanti».



I premi di Miart
Da ricordare inoltre che il Premio Beart/Emergent riservato alla sezione delle gallerie emergenti è andato galleria Pact di Parigi; il Premio Herno per il migliore allestimento è stato vinto dalla Anthony Reynolds Gallery di Londra; ad aggiudicarsi il Premio Fidenza Village nella sezione Generations è stata la coppia Barbara Kasten (Bortolami, New York) e Jessica Stockholder (Galleria Raffaella Cortese, Milano); il Premio On Demand è andato al work in progress di Massimo Grimaldi (Galleria Zero..., Milano); grazie al Premio Cedit per Object è stata acquisita per il Triennale Design Museum l’opera «Retroscopio|Zuperfici Collection 2017» del giovane designer Duccio Maria Gambi (Nero Design Gallery, Arezzo), mentre il Premio Rotary Club Milano Brera per l’Arte è andato alle opere «Untitled, 2014» di Annabella Papp (Stuart Shave/Modern Art, Londra) e «Strukturblätter, anni ’80» di Ruth Wolf-Rehfeldt (Chertlüdde, Berlino)

Le acquisizioni
Con i 100mila euro del Fondo di Acquisizione Giampiero Cantoni di Fondazione Fiera Milano, sono state comprate le seguenti opere:
«Annelore Reuen-Alte Hausschlampe» di Gregor Schneider (Guido Costa Projects, Torino); «Mask (Film Portrait Collage) CCVI» di John Stezaker (The Approach, Londra); «Olympe des Gounges» di Goshka Macuga (Andrew Kreps Gallery, New York); «Yes I Believe Every Word You Say» di Andrea Büttner (Hollybush Gardens, Londra); «Senza Titolo (Laocoonte)» di Chiara Camoni (SpazioA, Pistoia); «Fashioned to a device behind a tree #15 di Glazed ceramic» di Salvatore Arancio (Federica Schiavo Gallery, Milano, Roma);
«Untitled» di Annabella Papp (Stuart Shave/Modern Art, Londra); «Valley Fire» di Monica Bonvicini (Galleria Raffaella Cortese, Milano).

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Jenny Dogliani, 03 aprile 2017 | © Riproduzione riservata

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