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I furti (dichiarati) di segni di ogni epoca alla Scharf-Gerstenberg Sammlung
- Francesca Petretto
- 05 dicembre 2018
- 00’minuti di lettura


Max Ernst, «L'oiseau rose», 1956, olio su tela, Staatliche Museen zu Berlin, Nationalgalerie. © VG Bild-Kunst, Bonn 2018. Bpk - Staatliche Museen zu Berlin, Nationalgalerie - Jörg P. Anders
Max Ernst il ladro
I furti (dichiarati) di segni di ogni epoca alla Scharf-Gerstenberg Sammlung
- Francesca Petretto
- 05 dicembre 2018
- 00’minuti di lettura
Francesca Petretto
Leggi i suoi articoliNon sarebbe dispiaciuta a Max Ernst questa casualità, ovvero che il portale del tempio egizio di Kalabsha si trovi per ora all’ingresso della Scharf-Gerstenberg Sammlung anziché nella sede eletta di un Pergamonmuseum ancora in restauro.
Fatto sta che la curatela della mostra a lui dedicata, «Max Ernst, Zeichendieb», che dal 6 dicembre al 28 aprile vi sarà allestita, ne ha voluto tenere conto, trattandosi di una fonte d’ispirazione per l’artista tedesco e per i suoi colleghi simbolisti e surrealisti e di una soglia mistica per accedere al loro onirico mondo di segni.
Geroglifici, messaggi cifrati, cabala, astrofilia, scrittura automatica: tutto ciò si combina in collage, frottage e grattage di un Max Ernst che amò definirsi, più che creatore e inventore, «ladro di segni» (Zeichendieb), presi da un millenario serbatoio di idee. Una sua opera del 1964 rivela una scrittura cifrata ideata per una serie di disegni in onore dell’astronomo Ernst Wilhelm Leberecht Tempel (1821-89), prolifico scopritore di comete (ben 21!) e piccoli pianeti.
Max Ernst adorava certe coincidenze (per esempio che l’illustre connazionale si chiamasse come lui, Ernst che in tedesco significa «serio»). Decise così di comporre un ibrido che ricorda i primi esperimenti di scrittura automatica; da qui l’avvio a molti altri esperimenti che la mostra di Berlino ha raccolto grazie ai prestiti di Nationalgalerie, Museo Egizio e Kupferstichkabinett di Berlino, Max Ernst Museum Brühl, Centre Pompidou, Hans Arp Stiftung, e di alcune collezioni private.

Max Ernst, «L'oiseau rose», 1956, olio su tela, Staatliche Museen zu Berlin, Nationalgalerie. © VG Bild-Kunst, Bonn 2018. Bpk - Staatliche Museen zu Berlin, Nationalgalerie - Jörg P. Anders