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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliIn comune hanno i materiali cartacei, elementi fondanti del loro linguaggio, ma diversi i percorsi, e i modi, per esprimere significati legati dal fil rouge della dimensione urbana, evocato anche dal titolo della mostra, «Urban Papers».
La galleria Frittelli propone sino al 12 febbraio un dialogo sottile ma eloquente tra le opere di Mimmo Rotella (1918-2006), Paolo Masi (1933) e Andrea Francolino (1979), facendo emergere le sintonie esistenti nella riflessione sulla condizione umana tra artisti di generazioni diverse.
Nella riappropriazione della realtà urbana operata da Mimmo Rotella nei suoi «retro d’affiche» tra il 1954 e il 1960, l’artista mette a nudo, tramite lacerazioni, le colle, le ruggini, le aggregazioni e i residui sul retro dei manifesti, e reincolla gli stessi manifesti al contrario, fino a nascondere l’immagine originaria per far prevalere la materia.
I «Cartoni» di Paolo Masi, realizzati tra il 1973 e il 1977, sono anch’essi residui urbani, involucri, imballaggi abbandonati, che l’autore trasforma, tramite incisioni, buchi, colorazioni o inserimento di veline o carte gommate, per poi disporli in composizioni seriali, evidenziando «l’individualità nella costante» di quei diversi riquadri polimaterici.
Andrea Francolino con i suoi «Percorsi», realizzati dal 2015, introduce in quella urbana una precisa dimensione spazio- temporale, poiché i suoi calchi di crepe in polvere di cemento impressa su carta posti in sequenza o in gruppo, recano giorno, ora e coordinate satellitari del momento della realizzazione dell’opera. Il cemento, materiale della contemporaneità con la sua durezza e durata, è associato però all’idea di fragilità della condizione umana e anche della cultura.
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