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Vittorio Bertello
Leggi i suoi articoliDal 10 al 17 marzo The European Fine Art Fair, o Tefaf, tiene quest’anno al Mecc-Maastricht Exhibition and Congress Centre la sua trentesima edizione. Fondata con questo nome nel 1988, originava da due fiere: Pictura e Antiqua, istituite rispettivamente nel 1975 e nel 1978. Già Pictura aveva un respiro internazionale, in virtù di una curiosa circostanza: era stata creata da alcuni «dissidenti» della allora affermata rassegna antiquaria di Delft, il cui comitato organizzatore aveva posto il veto ai propri antiquari a esporre opere di pittura antica a Maastricht, pena l’esclusione. I partecipanti olandesi alla nuova manifestazione (tra i suoi fondatori anche Robert Noortman) presentarono quindi solo opere dell’Otto e Novecento, ma giunsero da Francia e Gran Bretagna dei loro colleghi con il meglio della pittura olandese e fiamminga che avevano in casa. Nella sua storia Tefaf ha visto una progressione nel numero degli espositori (nel 1989, per esempio, erano 105, passati a 158 nel 1993, 195 nel 2000, 218 nel 2006) e in quello dei visitatori (20mila nel 1989, 40mila nel 1993, 60mila nel 1994, 70-75mila nel 2000). Da alcuni anni però i numeri sono stabili: i visitatori si attestano intorno ai 75mila e gli espositori tra i 260 e i 270.
Quest’anno, come l’anno scorso, sono 275 e portano a Maastricht opere d’arte per un valore complessivo stimato oltre i 2 miliardi di euro. Le «gemme» della rassegna sono moltissime. Richard Green, ad esempio, porterà «Falaise à Varengeville» un dipinto di Claude Monet del 1882 proveniente da una collezione statunitense; Giovanni Sarti ha una scultura in marmo di Jacopo della Quercia,un’allegoria della Prudenza; Daniel Katz presenta una testa in granodiorite di Amenhotep II datata alla XVIII dinastia; Ben Brown espone un gesso dipinto di Lucio Fontana del 1934, «Donne sul sofà» e Rupert Wace ha una collezione «tematica» di reperti archeologici: 11 oggetti che raffigurano tutti un porcospino, radunati dal mercante John Kasmin. Una componente che da sempre caratterizza il Tefaf è costituita dalle strutture di controllo, prima fra tutte la comitato per il vetting, un gruppo di 209 esperti in 29 categorie, che garantiscono l’autenticità dei pezzi esposti. Presente e attivo alla fiera è anche l’Art Loss Register, il maggior database mondiale sull’arte rubata o trafugata, che collabora al Tefaf dal 2000.
Sono diciannove i partecipanti italiani: Altomani, Antonacci-Lapiccirella, Ruggero Bacarelli e Bruno Botticelli (che partecipano insieme), Benappi, Cardi Gallery, Cesati, i due fratelli Alberto e Alessandra Di Castro, Gallo Fine Art (alla sua prima partecipazione), Giacometti Old Master Paintings, Cesare Lampronti, Longari Arte, la Moretti Gallery, Carlo Orsi, Piva & C, Robilant+Voena, Salamon & C, Tornabuoni Art e Vistamare (invitata per un progetto di arte contemporanea).
La «mostra di prestiti», ospitata quest’anno nella «paper section» del Tefaf, è intitolata «Galleria Borghese. An Italian Legacy» e presenta una selezione di 13 tra dipinti e sculture provenienti dal museo romano e datate dal Quattrocento al Seicento (tra cui «Davide con la testa di Golia» di Battistello Caracciolo e «La maga Circe» di Dosso Dossi). Il Tefaf Art Market Report dell’edizione 2017 (dopo il passaggio, la scorsa estate, di Clare McAndrew ad Art Basel), sarà curato da Rachel Pownall, docente di Economia finanziaria alla Scuola di Amministrazione Aziendale delll’Università di Maastricht, e illustrerà il mercato globale dell’arte in termini di volume totale, quote di mercato e tendenze.

Una veduta dello stand di Benappi nella passata edizione del Tefaf
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