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Lo studio di Ludwig Pollak nella sua casa museo in Palazzo Odescalchi a Roma

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Lo studio di Ludwig Pollak nella sua casa museo in Palazzo Odescalchi a Roma

Ludwig Pollak, 25 volumi di diari

A 150 anni della nascita dell'archeologo praghese attivo a Roma e morto ad Auschwitz, un progetto di studio e valorizzazione dei suoi scritti

Federico Castelli Gattinara

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C’erano Claudio Parisi Presicce per la Sovrintendenza capitolina e Roberta Ascarelli per l’Istituto Italiano di Studi Germanici a presentare al Museo Barracco il progetto congiunto di studio e valorizzazione dei diari di Ludwig Pollak, ebreo nato a Praga nel 1868, eccezionale figura di archeologo e storico dell’arte nella Roma a cavallo tra Otto e Novecento.

Si tratta di 25 volumi scritti a matita e a inchiostro quasi del tutto inediti, che sono stati urgentemente scansionati per metterne in salvo i testi, custoditi insieme alla sua biblioteca e archivio nella cosiddetta Farnesina dei Baullari, sede dal 1948 del Museo Barracco: una raffinatissima collezione che, dopo la morte nel 1914 del barone Giovanni Barracco, lo stesso Pollak diresse nei successivi tre decenni. Redatti nell’antica scrittura Kurrent, in disuso fin dall’immediato dopoguerra, da settembre è iniziata la trascrizione in tedesco dei primi cinque volumi, quelli attinenti agli anni 1893-98 (già quasi completati i primi quattro, oltre 500 pagine), grazie a una studiosa tedesca e a un assegno di ricerca dell’Istituto di Studi Germanici.

Il passo successivo sarà la traduzione dei testi, per ora solo in inglese ma forse poi anche in italiano, nella speranza di trovare nel frattempo dei mecenati per i successivi 20 volumi, il tutto finalizzato a un’edizione critica dell’intero corpus di diari, che contiene una messe infinita e preziosa di informazioni dal 1893, anno del suo arrivo a Roma, al 1932 (quelli seguenti, fino alla morte ad Auschwitz nel 1943, con ogni probabilità vennero sequestrati e distrutti dai nazisti). Per poi riversare il tutto in rete, mettendolo a disposizione degli studiosi e creando una piattaforma aperta, intelligente, che intrecci e interroghi la gran mole di nuovi dati.

Pollak fu una figura importantissima per l’archeologia e per la creazione delle grandi raccolte museali europee e americane di quegli anni. A lui chiedevano giudizi, consigli e pareri per le acquisizioni figure come Carl Jacobsen, fondatore della Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen, i curatori del Metropolitan e della Liebieghaus di Francoforte, banchieri collezionisti come i Rothschild e John Pierpont Morgan, il conte russo Stroganoff, lo stesso barone Barracco e persino Sigmund Freud, che frequentò a Vienna nel 1917.

A Pollak si deve il primo catalogo di ori antichi e di bronzi rinascimentali, il braccio originale del Laocoonte (che risolse l’infinita diatriba sulla sua posizione) ritrovato nella bottega di uno scalpellino sul Colle Oppio e donato al Vaticano, la ricostruzione del gruppo di Atena e Marsia di Mirone, il riconoscimento della Fanciulla di Anzio di Palazzo Massimo come importante originale ellenistico. La ricostruzione tramite i diari del panorama romano che ruotava intorno a lui, dagli studi archeologici agli scambi antiquari, è di un interesse eccezionale anche perché di questi scritti non esiste una pubblicazione integrale, solo stralci nella fondamentale monografia pubblicata nel 1988 dalla germanista Margarete Merkel Guldan.

Un futuro mecenate si auspica anche per finanziare finalmente uno studio sistematico di tutto il suo archivio al Barracco, composto da 1.700 fotografie di opere d’arte, 300 lettere autografe delle 9mila probabilmente fatte sparire dalla Gestapo, un’infinità di appunti e cataloghi d’asta con sue note autografe ai margini. Intanto, dato che ricorrono i 150 anni dalla nascita e i 75 dalla morte, Pollak verrà ricordato in autunno con una mostra al Barracco che raccoglierà anche opere oggi distribuite in vari musei romani.

Lo studio di Ludwig Pollak nella sua casa museo in Palazzo Odescalchi a Roma

Federico Castelli Gattinara, 10 aprile 2018 | © Riproduzione riservata

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Ludwig Pollak, 25 volumi di diari | Federico Castelli Gattinara

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