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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliDal 9 ottobre all’8 gennaio P420 ospita la seconda personale in Italia (dopo quella di Roma la scorsa primavera) di Francis Offman, artista ruandese nato a Butare nel 1987. Nella galleria bolognese, sono allestite tele non intelaiate, dai contorni quasi sempre irregolari e i colori vividi, stesi con l’aggiunta di collage in carta a «sporcarne» la superficie dipinta.
Offman utilizza sovente materiali poveri e lui stesso, peraltro, assicura di non «buttare mai via nulla»: raccoglie incarti e buste del pane, carta da pacchi, carta velina delle scatole da scarpe, lenzuola usate e fondi di caffè, e li applica sulle tele trasformandole in palinsesti policromatici astratti. Gli inserti a collage paiono ferite e le raffigurazioni sono caratterizzate anche dalla presenza sporadica di elementi paesaggistici, un albero secco, una collina, uno spazio d’acqua, di terra o di cielo.
Emerge anche, nei suoi lavori, un richiamo alla madrepatria, all’identità e forse a una memoria dolorosa degli anni giovanili «mediati» dagli anni in Italia, Paese nel quale si è trasferito nel 1999, prima a Milano e poi a Bologna.

Francis Offman, «Senza titolo», 2019-21
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