Le sofferenze della riforma
Un solo archeologo (in via di pensionamento) al Polo museale di un’isola la cui ricchezza sono l’archeologia diffusa e le piccole realtà eccentriche
A seguito della riforma Franceschini, dal 2015 musei, siti archeologici e luoghi di cultura nazionali presenti sul territorio sardo sono raccolti in un Polo Museale Regionale sotto la direzione di Giovanna Damiani (nella foto), per un totale di undici enti, che conta realtà più strutturate (come il Museo Archeologico, la Pinacoteca Nazionale di Cagliari e il Museo Nazionale Sanna di Sassari), centri più periferici (come il Museo Archeologico Nazionale Asproni di Nuoro o il Santuario di Monte d’Accoddi, Ss), e il Compendio Garibaldino e il Memoriale Garibaldi di Caprera, che nel suo isolamento rappresenta un caso a sé.
La riforma ha previsto lo scollamento fra le azioni di tutela, che rimangono alle Sovrintendenze, e quelle di valorizzazione, che vengono invece affidate ai Poli museali. Se già sul principio la scelta del Ministero ha sollevato perplessità, la situazione appare drammatica quando si
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