Image

«L'improduttività» (2023) di Giulia Andreani. © Giulia Andreani. Cortesia dell'artista e della Galerie Max Hetzler Berlin Paris London. Foto: Charles Duprat

Image

«L'improduttività» (2023) di Giulia Andreani. © Giulia Andreani. Cortesia dell'artista e della Galerie Max Hetzler Berlin Paris London. Foto: Charles Duprat

Le microstorie di Giulia Andreani

L’artista veneziana è una convinta sostenitrice della dimensione politica dell’arte e trae ispirazione dalle raccolte di documenti e depositi di vecchie fotografie che ora espone nella Collezione Maramotti

Valeria Tassinari

Leggi i suoi articoli

Nel grande laboratorio di sartoria, la ragazza in seconda fila si distrae e ci guarda, sorride. Sarà richiamata o sarà perdonata per questo sguardo sfrontato, che si sottrae dal ritmo imposto dalla macchina da cucire? C’è un tono di grigio particolare, in quegli occhi pungenti, alzati verso il fotografo e inconsapevolmente lanciati verso il futuro di un’immagine documentaria che oggi è diventata un dipinto. Un tono persino perturbante. Come tutti i progetti espositivi di Giulia Andreani, anche «L’improduttiva», titolo dell’opera che  identifica l’ampia personale proposta dalla Collezione Maramotti dal 29 ottobre al 10 marzo 2024, è una narrazione corale di varie microstorie, estratte dall’archivio della Storia e intonate sulla sommessa nota cromatica del grigio di Payne, colore che da diversi anni domina i dipinti e gli acquerelli dell’artista.

Contrariamente al suo misconosciuto inventore (quel William Payne vissuto tra Settecento e Ottocento che ben pochi hanno in mente come pittore), il grigio di Payne è un colore evocativo e persistente, che ricorda la tenace resistenza a sbiadirsi degli inchiostri invecchiati, la sedimentazione del reale nell’oscurità e il lento riaffiorare delle immagini nella memoria, quando l’intenzione del ricordo le riporta alla visibilità, quasi per galleggiamento. Per questo le opere monocromatiche dipinte da Andreani perseguono sempre un’unità cromatica che, come sottolinea lei stessa, «garantisce l’unità dello sguardo», dirigendo il pensiero sui soggetti e sui contesti, scelti in ambiti inaspettati o marginali, frequentemente connessi alla condizione femminile.

Queste rappresentazioni dialogano con il reale, essendo derivate da fotografie rinvenute scavando in archivi otto e novecenteschi, immensi depositi di situazioni che consentono all’artista di rielaborandole pittoricamente, per superare la distanza temporale e riaccendere l’attenzione su aspetti della società e personaggi già scivolati nella dissolvenza, o forse mai effettivamente venuti alla ribalta. La necessità di un dispositivo estetico che, alludendo esplicitamente alla storicità dell’immagine, legittimi una revisione critica del passato e solleciti una riflessione sulle sue ripercussioni nel presente, è ormai la cifra identificativa della ricerca dell’artista.

Nata a Venezia nel 1985, dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti della sua città, Andreani ha proseguito la formazione a Parigi, dove ancora risiede, per perfezionandosi con una laurea in storia dell’arte alla Sorbona. In questo contesto ha iniziato ad appassionarsi di archivi, scavando nella storia dell’ultimo secolo, con una particolare attenzione per la marginalità delle donne, indagata attraverso progetti specifici, come ad esempio quello dedicato alle dimenticate artiste pioniere del “Prix de Rome”, realizzato nel 2017 a Villa Medici. La sua affermazione si è ormai consolidata, grazie a esperienze di studio e professionali orientate ad esprimere attraverso la pittura e l’acquerello un rigoroso impegno intellettuale ed etico. Attualmente rappresentata a livello internazionale dalla galleria Max Hetzler, nel 2022 è stata, infatti, finalista del Prix Duchamp al Centre Pompidou, e tra i protagonisti del progetto espositivo Chronorama Redux a Palazzo Grassi.

Ricercatrice appassionata, femminista e convinta assertrice della dimensione politica dell’arte, Andreani vive la sua ricerca come una forma di attivismo contro l'oblio che minaccia la conoscenza della storia, e si propone di combattere omissioni, revisionismi e obliterazioni. Non sorprende, dunque, l’attenzione per il suo lavoro da parte dei fratelli Maramotti, visto l’interesse che la nota famiglia di collezionisti continua a manifestare, incentivando progetti legati a queste tematiche. E così la passione di Giulia per gli archivi, che in occasione della mostra di Reggio Emilia l’ha spinta a cercare a lungo ispirazione tra i documenti delle internate dell’Ospedale psichiatrico di San Lazzaro e nel ricco patrimonio documentale della Biblioteca Panizzi, si è inoltrata fino ad attingere anche dal repertorio privato della famiglia fondatrice di Max Mara, azienda la cui prima sede era proprio nell’edificio che oggi è adibito alla collezione e alle esposizioni. Lo sguardo dell’«improduttiva», rubato a una fotografia degli anni Quaranta è, infatti, quello di una delle giovani allieve della scuola di taglio e confezioni istituita da Giulia Maramotti, madre del fondatore dell’azienda. La mostra è accompagnata dall’uscita di un libro, con contributi di Lucrezia Calabrò Visconti, curatrice presso la Pinacoteca Agnelli di Torino, e del filosofo Emanuele Coccia.

«L'improduttività» (2023) di Giulia Andreani. © Giulia Andreani. Cortesia dell'artista e della Galerie Max Hetzler Berlin Paris London. Foto: Charles Duprat

Valeria Tassinari, 27 ottobre 2023 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

A Reggio Emilia un centinaio di proposte tra spazi ufficiali e off esplorano il paesaggio e la relazione tra uomo e ambiente

La VII edizione della rassegna in varie sedi della città lombarda e della sua provincia. In estate il festival approderà al Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera

L’acquisizione di un vasto fondo di Lino Selvatico è l’occasione per ammirare al Museo di Santa Caterina a Treviso figure femminili che si affermarono nella magnifica stagione tra ’800 e ’900 

Dopo soli 12 anni dalla sua costosa realizzazione finisce in un magazzino per lasciare posto al Museo Morandi. Ma c’è chi si oppone

Le microstorie di Giulia Andreani | Valeria Tassinari

Le microstorie di Giulia Andreani | Valeria Tassinari