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Anna Somers Cocks
Leggi i suoi articoli«Gloria a Colui che rapì di notte il suo servo dal Tempio Santo al Tempio Ultimo». Queste le parole che nel Corano descrivono il viaggio miracoloso di Maometto dalla moschea della Mecca a quella di al-Aqsa, il sito più caro alla religione islamica dopo la Mecca e Medina. Al-Aqsa identifica sia la moschea sia la zona della città vecchia di Gerusalemme nota ai musulmani come Haram al-Sharif e agli ebrei come Monte del Tempio. Rispetto alla Cupola della roccia, al centro, la moschea di al-Aqsa è meno conosciuta perché i non musulmani vi hanno un accesso assai limitato. Sfortunatamente, la sacralità di Haram al-Sharif per le due religioni ne fa un luogo politicamente molto sensibile, e sebbene l’ingresso sia consentito a persone di tutte le fedi, è necessario prestare particolare attenzione per non offendere i musulmani.
Il 28 settembre 2000, l’allora primo ministro di Israele Ariel Sharon (morto nel gennaio 2014) con un largo seguito di guardie armate, attraversò la Spianata in quella che fu interpretata come una deliberata provocazione, scatenando la Seconda Intifada. Il sito è anche preso di mira da fanatici religiosi, come l’australiano che diede fuoco alla moschea nel 1969, per accelerare la «seconda venuta di Cristo».
Viste le difficili premesse, ancora più degno di nota è il progetto del fotografo brasiliano Humberto Martins da Silveira (residente in Arabia Saudita), che tra 2012 e 2013 ha fotografato tutto il sito, sotto la sorveglianza del trust islamico (Waqf) della Giordania e con il pieno accesso garantito all’artista dal re Abdullah II in persona, fotografando anche l’interno della moschea di al-Aqsa, che prima d’ora non era mai stato ritratta in modo sistematico.
Il risultato è il volume Al Aqsa (Martins da Silveira Editora, 2013, con introduzione di Robert Schick, in distribuzione privata), sulla nascita e lo sviluppo dell’architettura islamica. Il portico gotico è un’eredità dei cavalieri templari; la navata centrale ha capitelli in bizantini, mentre ai Mamelucchi si devono i portali d’ingresso. All’epoca non esistevano ancora restrizioni sulle decorazioni naturalistiche e sia la Cupola della roccia sia al-Aqsa mostrano stravaganti evoluzioni delle foglie d’acanto classiche.
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