Le agendine di Leonetta
«Il responsabile della guerra sono io», badava a ripetere, smaniando e battendosi furiosamente le mani sul petto. E mi si arrestava di fronte come a chiedere da me una conferma. «Mi crede, mi comprende?». Leonetta Cecchi Pieraccini così descrive nel 1918 Dino Campana in visita nella sua casa fiorentina, nel tempo finale del conflitto, di cui il poeta si sentiva colpevole, per via della dedica dei Canti orfici: «A Guglielmo II imperatore dei Germani, l’autore».
L’autrice che usava pennelli e penne allo stesso modo, torna ora all’attenzione con la pubblicazione da Sellerio delle sue Agendine 1911-1929, a cura di Isabella d’Amico, in cui si trova l’origine di molti dei ritratti che la Cecchi Pieraccini aveva pubblicato da Vallecchi nel 1952 con il titolo Visti da vicino. Si tratta di schizzi di poeti e artisti che frequentavano le dimore di lei e del marito Emilio Cecchi, nelle loro città di residenza e a
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