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La stazione che divise Firenze

Il progetto di Michelucci e del Gruppo Toscano negli anni Trenta generò accese discussioni

Luca Scarlini

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Il regime fascista scelse Firenze come immagine di una città-laboratorio artistico, negli anni Trenta. La stazione, inaugurata insieme al Maggio Musicale e al fallito monumentale progetto di dramma corale celebrativo della marcia su Roma 18 BL, sono simbolo di questa linea, fortemente sostenuta da Alessandro Pavolini.
Il bel volume collettivo, da poco in libreria, ricostruisce benissimo la battaglia intorno al progetto di Giovanni Michelucci e del Gruppo Toscano, sostenuto da una parte della città e altrettanto vivacemente avversato. Al concorso avevano partecipato anche Giò Ponti (con Tommaso Buzzi) e Ettore Sottsass, senior; il progetto prescelto avrebbe cambiato per sempre la visione della città, a partire dalla distruzione di una serie di case su via Valfonda, su cui vennero impiantate le nuove costruzioni.

La ricca documentazione fotografica permette di seguire la costruzione dell’edificio articolato su servizi al viaggiatore, che dalle immagini risultano più user friendly di quelli attuali, ovviamente anche perché rivolti a un numero di viaggiatori decisamente minimo, rispetto ai flussi attuali. Il Gruppo Toscano, capeggiato da Giovanni Michelucci, era composto da Nello Baroni, Pier Niccolò Berardi, Italo Gamberini, Sarre Guarnieri e Leonardo Lusanna, ricevette dopo le varie selezioni della giuria, l’incarico e il premio di cinquantamila lire.

La realizzazione fu permessa, così recitano le cronache, anche dall’intervento di Margherita Sarfatti, consulente d’arte di Mussolini, che intervenne a favore del progetto e determinò la visita degli architetti a Palazzo Venezia nel 1934. Specialmente di interesse è l’appendice dedicata alla discussione sulla stampa periodica, dove spiccano gli interventi di Roberto Papini, ideologo del periodo, sempre presente dove ci fosse da discutere del nuovo, ma anche numerose vignette e interventi di satira, che certo non potevano mancare per una proposta così innovativa. Il settimanale satirico «Il brivido» titola «Godi Fiorenza tu che sei sì grande/ or che di tua stazione l’eco si spande». Le polemiche si attenuarono solo quando, nell’ottobre 1935, giunse il re Vittorio Emanuele, a inaugurare in pompa magna il nuovo complesso.

La stazione di Firenze di Giovanni Michelucci e del Gruppo Toscano, di Claudia Conforti, Roberto Dulio, Marzia Marandola, Nadia Musumeci, Paola Ricco, 144 pp., ElectaArchitettura, Milano 2016 € 38,00

Luca Scarlini, 01 dicembre 2016 | © Riproduzione riservata

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