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La rivista di Klimt

La storia di «Ver Sacrum», di cui uscirono 120 numeri dal 1898 al 1903

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Delle tre Secessioni che tra Otto e Novecento infiammarono le arti con la loro ribellione ai canoni accademici, quella di Vienna fu la seconda, preceduta da quella di Monaco, fondata nel 1892, e seguita, nel 1898, da quella di Berlino. Quella di Vienna fu e restò di gran lunga la più famosa per la novità e la qualità delle sue invenzioni e fu la più fruttuosa per l’eredità che lasciò in pittura, architettura e (proto)design. Fondata nel 1897 da Gustav Klimt e da un gruppo di pittori e architetti staccatisi dall’associazione artistica del Kunstlerhaus, la Wiener Sezession diede vita, sin dall’anno successivo, alla rivista «Ver Sacrum» (la «Sacra Primavera» dei latini, che era celebrata con sacrifici e riti di rinnovamento), ideata dallo stesso Klimt con Max Kurzweil e Ludwig Hevesi. La rivista uscirà regolarmente, in 120 numeri, dal 1898 al 1903 e nei suoi sei anni di vita diventerà il manifesto programmatico di quel gruppo eterogeneo d’artisti, il cui unico collante era la tensione comune verso il bello e il moderno, che volevano introdurre in ogni ambito del vivere, in cerca dell’«opera d’arte totale», alla cui realizzazione dovevano concorrere le arti visive, la letteratura, la musica.

«Ver Sacrum» seppe incarnare quegli ideali, intrecciando nelle sue pagine scritti sulla letteratura, le arti e la musica e un’incredibile quantità d’incisioni e invenzioni visive realizzate da artisti e architetti del calibro di Koloman Moser, Josef Hoffmann e, ovviamente, lo stesso Klimt, che formularono alcuni dei modelli più radicali della modernità, facendo, di ogni suo numero, una vera «opera d’arte totale». A quest’autentica avventura del gusto, della cultura e dello spirito, Valerio Terraroli ha dedicato un volume in cui, per la prima volta, sono raccolte le copertine e le incisioni più significative realizzate per la rivista.

Nelle sue 450 immagini scorre la vita di «Ver Sacrum» e il susseguirsi delle copertine mostra l’evoluzione del nuovo stile, che dopo le prime due annate, ancora dominate dal segno flessuoso e asimmetrico dell’Art nouveau, vira verso modelli di rigorosa geometria, dominati dal motivo del quadrato (vero segno identificativo della Wiener Sezession) e dall’uso sapiente dello spazio bianco di fondo che diventa, esso stesso, parte fondante dell’immagine. A spingere in questa direzione erano soprattutto Koloman Moser e Josef Hoffmann che, non caso, quando nel 1903 la rivista chiuderà, trasferiranno quel vocabolario visivo nelle produzioni delle Wiener Werkstaette, i laboratori da cui usciranno pezzi di arti decorative di un rigore e di un’essenzialità tuttora insuperati. Valerio Terraroli accompagna il lettore con saggi brevi, profondi e affilati che, dopo l’introduzione, aprono il repertorio delle immagini di ogni annata, e fornisce così le chiavi per penetrare con consapevolezza in questo mondo visivo che, dopo oltre un secolo, conserva intatta la sua profetica attualità.


Ver Sacrum. La rivista della Secessione viennese 1898-1903. Gustav Klimt, Koloman Moser, Otto Wagner, Alfred Roller, Max Kurzweil, Joseph M. Olbrich, Josef Hoffmann, di Valerio Terraroli, 224 pp, ill. col., Skira, Milano 2018, € 55,00

Ada Masoero, 15 dicembre 2018 | © Riproduzione riservata

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