La rivincita di Singapore
Alle importanti fiere d’Oriente si aggiunge Art Sg, che non vuole essere da meno delle «vicine» Art Basel Hong Kong e Frieze Seoul

Mentre il mondo dell’arte festeggiava la fine della stagione fieristica ad Art Basel Miami (tenutasi dal 6 al 9 dicembre), nelle Evening Sale a Hong Kong di Christie’s e Phillips sono stati battuti quasi 200 milioni di dollari di arte, a riprova che il mercato asiatico rimane attivo anche in modo autonomo rispetto agli eventi in Occidente, sebbene in un generale riassestamento dei prezzi. Crescono così anche le fiere nell’area orientale, e in senso sempre più internazionale.
La prima a riuscirci è stata Hong Kong, con il brand di Art Basel sbarcato nel 2013. Una fiera che, come l’hub creatosi con l’arrivo di gallerie importanti e nuovi musei, ha risentito sicuramente dei successivi eventi politici e della prolungata chiusura che ha costretto cancellazioni, rinvii e versioni ridotte di un evento che tornerà forse solo quest’anno a piena capacità con ben 176 espositori (la prossima edizione è prevista dal 23 al 25 marzo).
Riccardo Chesti, Sales associate della galleria Massimodecarlo di Hong Kong, a tal proposito dichiara: «Pur essendo rimasta isolata per più di due anni, la città non ha mai smesso di investire nel settore arte riuscendo a inaugurare nuovi musei (HK Museum of Art, M+), a rinvigorire quelli già esistenti (Tai Kwun) e a mantenere una solida presenza di gallerie internazionali. A marzo 2023 le due principali fiere d’arte, Art Basel e Art Central, torneranno ai livelli pre pandemia. L’entusiasmo è alle stelle mentre si lavora per riportare Hong Kong al posto che merita nel panorama dell’arte internazionale. Nonostante l’emergere di nuovi hub artistici come Singapore e Seul, che contribuiscono all’espansione della scena artistica in Asia, Hong Kong rimane il centro nevralgico».
Sotheby’s ha da poco annunciato per il 2024 l’apertura di una nuova sede a Hong Kong con 2 piani di sale per le esposizioni e per le aste, aggiungendosi così a Christie’s e Phillips che già svolgono regolarmente vendite, ma che stanno programmando un’ulteriore espansione, la prima presso un nuovo grattacielo firmato Zaha Hadid, nel 2024, l’altra nel West Kowloon Cultural District già il prossimo marzo. Del resto, Hong Kong offre vantaggi fiscali non da poco con la sua policy tax free per l’arte (per la vendita, per l’acquisto e per l’import/export) ed è ben collegata con i principali centri economici asiatici.
È riuscita subito ad attrarre il mondo dell’arte internazionale la prima edizione di Frieze Seoul lo scorso settembre (dal 2 al 5). Nonostante test Covid ancora obbligatori e persistenti difficoltà linguistiche, tanti sono stati i professionisti internazionali attratti dalla capitale sudcoreana sebbene i collezionisti siano stati perlopiù locali, o comunque asiatici. Numerosi gli espositori italiani che si sono avventurati in questo nuovo mercato, ricevendo fra Frieze e la locale Kiaf anche diverse soddisfazioni, nonostante le difficoltà di una realtà non educata all’arte italiana.
Dalla milanese Robilant+Voena arriva la testimonianza di un’evidente difficoltà nel vendere opere sopra il milione di artisti come Fontana, ma anche dell’enorme successo, nella medesima fascia, dei Damien Hirst esposti in stand, così come, inaspettatamente, di un’opera del Seicento. Oltre a presentare un sistema culturale e museale già estremamente sviluppato e sostenuto dalle politiche governative, uno dei principali vantaggi della Corea del Sud è l’attraente sistema fiscale: anche qui non c’è nessuna tassa di importazione o di trasferimento, a cui si aggiunge l’esenzione fiscale sulla vendita di opere di artisti viventi al di sotto dei 50mila dollari, fattori importanti che hanno sicuramente contribuito alla crescita del mercato del +31% nei soli ultimi due anni.
Circa il ruolo di Seul come art hub asiatico, Kukje Gallery, nota realtà coreana, non ha dubbi: «Situata nel cuore dell’Asia e all’avanguardia non solo per quanto riguarda l’arte e la cultura ma anche per la moda, il lusso, la ristorazione e il turismo, Seul ha una forte presenza come polo artistico emergente dell’Asia, insieme a Hong Kong e Singapore».
Ora in calendario è la nuova attesissima fiera di Singapore, Art Sg (dal 12 al 15 gennaio), più volte rimandata negli ultimi anni. La kermesse è organizzata da The Art Assembly a cui sono affiliate le principali fiere internazionali con un focus particolare sulla regione dell’Asia del Pacifico: oltre ad Art Sg, Taipei Dangdai, India Art Fair, Sydney Contemporary, Photofairs Shanghai e Tokyo Gendai.
La rappresentanza italiana in fiera, o di gallerie con sedi anche nel Belpaese, annovera nomi come Cardi Gallery, Peres Projects, Galleria d’Arte Maggiore-g.a.m., Galleria Continua e Richard Saltoun Gallery. Annunciata come «la più grande fiera del Sud Pacifico lanciata negli ultimi 10 anni», l’evento punta ad affermare Singapore come un altro hub, perfetto sia per la posizione, che permette di coinvolgere il sempre più attivo Sud dell’Asia, sia per i vantaggi fiscali.
A tal proposito, Javier Peres, fondatore di Peres Projects, che ha sedi a Berlino, Seul e Milano, ha ottime aspettative: «Nel corso degli anni abbiamo sviluppato la nostra base di clienti in quella parte dell’Asia e il nostro piano è quello di vedere se la fiera può aiutarci ulteriormente a entrare in contatto sia con i collezionisti che con le istituzioni della Regione. A livello personale, non sono mai stato a Singapore e non vedo l’ora di scoprirla, perché finora le mie esperienze con tutti gli altri grandi centri asiatici che ho visitato sono state molto positive».
A differenza di Seul, la metropoli si presenta come un polo di scambio molto più aperto, non richiedendo alcun visto per visitatori dall’Asia, sicuramente un vantaggio in un momento in cui si torna a viaggiare in un’area già a lungo soggetta alle più dure restrizioni. Proprio per queste particolari condizioni, Singapore punta ad affermarsi come principale centro economico asiatico, soprattutto di business e finanziario per la gestione di asset.
Le ragioni di un tale sviluppo non sono da rintracciare unicamente nell’attuale condizione in Cina e negli evidenti vantaggi fiscali e amministrativi che facilitano i flussi finanziari: quello che interessa è anche lo spostamento di investimenti verso un Sud-Est asiatico in piena crescita e di cui Singapore pare oggi essere porta principale. D’altra parte, la città non ha ancora quella attraente scena artistica strutturata tra musei, gallerie e studi d’artista, come Hong Kong, e che può già vantare la vibrante realtà di Seul, grazie anche al supporto del Governo coreano che quest’anno ha annunciato un investimento nel settore di ben 3,8 miliardi di dollari.
Gallerie della regione asiatica si stanno però già espandendo con nuove sedi anche nel promettente hub che potrebbe quindi vedere un prossimo, progressivo, sviluppo della propria scena creativa locale. Fra queste c’è Woaw Gallery che proprio durante Art Sg a Singapore aprirà un quarto avamposto in aggiunta alle sue sedi di Hong Kong e Pechino.
Il fondatore Kevin Poon, imprenditore in cultura e lifestyle, ha commentato: «L’opportunità di aprire Woaw Gallery è un sogno che si avvera. Con un grande team sul posto siamo in grado di colmare il divario tra la Grande Cina e il Sud-Est asiatico. Gli effetti della recente crescita di Singapore sono molto sentiti dalla scena artistica. Sono stupito da quanto sia sviluppata l’infrastruttura culturale dello Stato insulare e da quanto siano sofisticati i collezionisti e il pubblico».
Rita Targui, direttore della galleria Stpi Creative Workshop & Gallery, attiva da un ventennio nella metropoli, afferma: «Mentre l’energia e lo slancio della scena e del mercato dell’arte di Singapore continuano a crescere, questa prima edizione di Art Sg amplificherà il ruolo della città quale centro artistico nevralgico nella regione. La Stpi è entusiasta di rappresentare la nostra comunità mettendo in risalto la forza e la vivacità del nostro programma di residenze internazionali, con le proposte degli artisti Genevieve Chua, Han Sai Por, Haegue Yang, Pinaree Sanpitak e Prabhavathi Meppayil a un vasto pubblico di collezionisti, leader del settore e volti nuovi provenienti da tutto il mondo».
Tutte le opere esposte nello stand in fiera sono state realizzate durante le residenze presso il Creative Workshop della Stpi, diventato punto nevralgico della creatività locale. E se le restrizioni per il Covid hanno reso sempre più isolata la Cina, con West Bund Art & Design di Shanghai costretta a chiudere un giorno prima del previsto, si guarda ora anche al ritorno del Giappone come possibile polo internazionale con un nuovo collezionismo in crescita (il fatturato delle aste nazionali è più che raddoppiato nell’ultimo decennio), nuovi vantaggi fiscali annunciati (finora principale ostacolo) e la nuova fiera internazionale Tokyo Gendai prevista per il prossimo luglio.