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«Gorilla Self-Portrait» (1963), di Paul McCarthy

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«Gorilla Self-Portrait» (1963), di Paul McCarthy

La pungente ironia di McCarthy

All’Hammer Museum disegni e lavori su carta, uno degli aspetti meno noti della sua produzione

Federico Florian

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Los Angeles. Famigerato per i video, le sculture e le performance che sfidano i limiti del «buon gusto», il 75enne Paul McCarthy è fra i più noti e controversi artisti americani. «Mi interessano le caricature, da Miss Piggy a Braccio di Ferro, in quanto costruzioni culturali», dichiara l’artista, per il quale cultura alta e bassa non hanno distinzioni, essendo entrambe simboliche rappresentazioni di un’America consumistica e ipercapitalista.

Ed è contro i valori della società americana, pervasa da una violenza latente e da un moralismo repressivo, che McCarthy sguaina la sua pungente ironia. Dal 2 febbraio al 10 maggio l’Hammer Museum dedica una mostra ai disegni e lavori su carta dell’artista, forse uno degli aspetti meno noti della sua produzione. «Paul McCarthy: Head Space, Drawings, 1963-2019», a cura di Aram Moshayedi e Connie Butler, propone 600 lavori, tratti dall’archivio personale di McCarthy: una pratica, quella del disegno, di cui l’artista si serve come strategia concettuale, per elaborare e sviluppare opere e idee.

I temi e soggetti di tali lavori su carta sono i medesimi delle sue performance e installazioni: violenza, sessualità e morte, il tutto infarcito di riferimenti politici e icone pop, tratte da Hollywood, cartoni animati, favole e soap opera. Molteplici le tecniche artistiche: carboncino, grafite, inchiostro, collage e persino sostanze organiche, quali ketchup e burro d’arachidi.
 

Federico Florian, 01 febbraio 2020 | © Riproduzione riservata

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La pungente ironia di McCarthy | Federico Florian

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