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La pittura va in analisi

Jenny Dogliani

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Nata per interrogarsi sulla natura e sul significato del dipingere, teorizzata verso la metà degli anni Settanta, rivalutata dalla critica e dal mercato, la Pittura Analitica è al centro di una collettiva curata da Alberto Rigoni per Menhir Arte Contemporanea di La Spezia, dove fino al 6 settembre sono esposti lavori storici e recenti di Noël Dolla, Ulrich Erben, Claude Viallat e Gianfranco Zappettini. Il titolo della mostra, «Pittura e Analitica», allude alle due diverse declinazioni che hanno animato questa corrente: l’attenzione al gesto e alla materia, da un lato, l’analisi del linguaggio, dall’altro. Il rapporto diretto con la superficie e i colori instaurato attraverso un’azione ancestrale e istintiva è al centro delle opere dei francesi Dolla e Viallat. Se il primo riduce la pittura a un gesto elementare che consiste nella produzione di una forma semplice reiterata con rigore (nella foto, «Senza titolo» n. 68, 2007) il secondo si limita a elaborare la struttura e la texture del nudo supporto pittorico. La superficie interessa anche Zappettini, che lavora, però, in una dimensione meno materica e più concettuale fatta di luce, tensione e variazioni minime di segni essenziali. Nato come pittore di paesaggi, infine, il tedesco Erben realizza lavori monocromatici perlopiù bianchi. Egli suddivide lo spazio in porzioni e campiture potenzialmente infinite, in elementi geometrici semplici e basilari come linee, quadrati e rettangoli che danno forma geometrica a complesse operazioni matematiche. 

Jenny Dogliani, 22 luglio 2015 | © Riproduzione riservata

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