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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliLa G.A.M. Galleria d’Arte Maggiore, in collaborazione con l’Archivio Moreni, organizza dal 10 ottobre al 12 novembre la rassegna «Mattia Moreni. Ah! quel Freud…».
Si tratta di un appuntamento che oltre a mettere in risalto nella sua complessità la figura del noto artista pavese (1920-99) mette al centro in particolare un dipinto monumentale, la tela che dà il titolo alla mostra. L’opera, del 1997, deve la sua forza estetica, formale e comunicativa al soggetto, un grande divano antropomorfo su cui giace un’enorme pillola dalle cromie forti e accese. La pittura qui è stesa con campiture nette che originano forme dai contorni segnati direttamente con il tubetto del colore oltre a scritte tipiche dei lavori dell’ultimo periodo dell’artista. Moreni, infatti, negli ultimi anni ha dato vita a una produzione, quella caratterizzata dai cosiddetti «umanoidi», nei quali è il racconto visivo e l’uomo sotto forma di robot o comunque di essere ibrido a suggerire nuovi spunti di riflessione.
L’opera, in precedenza esposta in «Mattia Moreni. Il percorso interrotto. Ultimo decennio 1985-1998», curata nel 2008 dagli stessi galleristi della Maggiore (Franco, Roberta e Alessia Calarota), si impone per una forza visiva e coloristica di notevole entità. Ma l’appuntamento bolognese comprende anche altri lavori dell’artista, uno dei maggiori esponenti della pittura europea della seconda metà del XX secolo, dai quali emergono riflessioni legate in particolare alla riduzione dell’essere umano a mero elettrodomestico ipertecnologico. Alla fine, qui, il visitatore comprende chiaramente la critica di Moreni, che pure partì dalla pittura informale, alla società di fine Novecento, proponendo una difesa dei valori della natura e del corpo.
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